Scuola, Ocse: tanta spesa,
ma prof pagati poco.

Gelmini: entro il 20 settembre incontro parti sociali.

 Il Messaggero, 9.9.2008

LONDRA (9 settembre) – Gli insegnanti italiani sono tanti e mal pagati. E' il quadro che emerge dal rapporto annuale sull'istruzione elaborato dall'Ocse. Anche sul fronte universitario restano i problemi di sempre: altissimo tasso d'abbandono negli atenei italiani - primo tra i paesi Ocse - e indici di spesa per studente universitario di molto al di sotto della media Ocse - circa un quarto.

Molti prof con uno stipendio basso. «Nel settore dell'istruzione secondaria l'Italia spende molto denaro. Paga però molti professori dando loro uno stipendio molto basso», ha detto Andreas Schleicher, responsabile delle ricerche sull'istruzione dell'Ocse. «La spesa - secondo Schleicher - non è il difetto principale dell'Italia». Che anzi, per quanto riguarda la scuola primaria investe più risorse della media Ocse - 6.835 dollari per alunno contro 6.252 dollari - mentre per la scuola secondaria è in linea con la spesa Ocse - 7.648 dollari contro 7.804.

Il vero problema dell'Italia è invece «come vengono spesi» i fondi elargiti dallo Stato. «Esattamente il contrario - ha aggiunto Schleicher - di quanto fa, ad esempio, un paese come la Corea del Sud». Dove, spiega, invece il numero dei professori è minore e il loro stipendio è più alto. Situazione ben diversa invece all'università, dove in media i paesi Ocse spendono 11.512 dollari per ogni studente mentre l'Italia ne investe solo 8.026.

Università. E se oggi, da un lato, solo il 19% dei 25-34enni italiani possono vantare un diploma di laurea - dato ben distante dal 33% della media Ocse - dall'altro il tasso di laurea dei nuovi studenti è passato dal 17% del 2000 al 39% del 2006. Un risultato importante che, sottolinea il rapporto Ocse, «va largamente attribuito alla riforma del 2002, quando agli studenti iscritti a corsi di laurea (pre riforma) è stata data la possibilità di concludere gli studi in tre anni». Ben pochi però arrivano a discutere la tesi: solo il 45% degli iscritti - a fronte di una media Ocse del 69%. «Un dato che non equivale necessariamente a un disastro per i singoli individui - ha commentato ancora Schleicher - ma che diviene molto grave invece quando si guarda all'insieme». Non sorprende quindi che il divario tra laureati - circa il 13% - e detentori di lavori qualificati - oltre il 40% - sia tra i più alti dell'area Ocse. Se poi si guarda alla capacità di attrarre studenti stranieri l'Italia occupa un'area relativamente bassa della classifica. Se, infatti, gli Stati Uniti si confermano il paese che più attrae con il 20% delle preferenze - seguiti da Gran Bretagna, 11,3%, Germania, 8,9%, Francia, 8,5% e Australia, 6,3% - l'Italia si deve accontentare dell'1,7%. Come la Spagna.

Gelmini: entro il 20 settembre convocherò le parti sociali. Entro il 20 settembre il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini convocherà le parti sociali per un confronto sul piano programmatico della scuola. Lo ha annunciato lo stesso ministro nel suo intervento alla settima conferenza organizzativa della Uil Scuola, in corso a Fiuggi. «Mi auguro - ha detto - che sia quella la sede dove le parti sociali possano avanzare proposte, contributi per migliorare il piano, nel rispetto della Finanziaria».

«Meno ore di lezione, ma più qualità» Meno ore di lezione ma con un maggiore peso specifico. È una delle vie che il ministro intende seguire per migliorare la scuola italiana. «Dobbiamo investire nella qualità della scuola. Non è aumentando il numero delle ore o le risorse che si migliora la qualità. Puntiamo su una valorizzazione dei docenti e sull'avere un minor numero di ore di lezione ma con un maggiore peso specifico». La Gelmini ha quindi annunciato che presto presenterà anche le linee-guida sull'università, anche questo un settore che secondo le indagini internazionali ci vede arrancare rispetto ad altri paesi.