94 ragazzi su 100 di Stefania Fabris da ReteScuole, 14.9.2008 I quotidiani di oggi presentano i dati diffusi dal Ministero sugli esiti degli esami di “riparazione” a settembre che, per l'iniziativa dell'ex Ministro Fioroni, hanno modificato decisamente l'ormai fallimentare sistema delle promozioni con debito, instaurato da un Governo Berlusconi più di dieci anni fa. Il primo ad uscire è stato Salvo Intravaia per Repubblica che, a differenza del Corriere della Sera e dell’Unità, che al momento si sono limitati a riportare con oggettività/freddezza i dati copia-incollati dalle agenzie di stampa, più o meno nello stesso ordine e senza alcuno spunto esplicito di riflessione, presenta un impianto critico complessivo, a tratti perfino polemico. Oggi poi c’è anche l’articolo della Stampa che, sulla stessa linea di Repubblica, addirittura titola con “Stangata sui rimandati” e poi riferisce in modo più diretto di Intravaia il vero obiettivo polemico. “ E’ stata un’ecatombe che dimostra l’inutilità dei corsi di recupero”, dando voce ad un non identificato studente non promosso. Ieri sera pensavo a come proporre a Intravaia un breve corso di recupero ( non me ne voglia, per carità! Glielo farei gratis e on line, comodamente da casa) per stimolare le sue capacità logiche, in particolare a livello di analisi, ma poi leggendo la rassegna stampa di stamattina mi rendo conto che il problema è proprio strutturale e non individuale. Mentre scrivo leggo rapidamente anche La tecnica della scuola che, nell’ambito degli addetti ai lavori, si è distinta per puntualità dell’informazione e ultimamente ha fatto a gara con Tuttoscuola per le clamorose anticipazioni frutto di indiscrezioni da infarto. E leggo che addirittura gli esiti degli esami sarebbero deludenti rispetto alle “…intenzioni dell'ideatore del sistema dei debiti formativi, l’ex Ministro dell'istruzione Giuseppe Fioroni” (!). Sicuramente dev’esserci un problema linguistico, a livello lessicale, da parte di chi ha scritto, perché il Fioroni di colpe ne ha, per ciò che ha fatto e soprattutto per ciò che non ha fatto, ma che sia stato l’inventore del sistema dei debiti formativi, proprio… Ma andiamo con ordine, vediamo Repubblica, il giornale più letto dai prof…e l’articolo di Salvo Intravaia così dedito da tempo al mondo della scuola e ai suoi problemi, alla formazione di un’opinione pubblica informata sull’argomento. Innanzitutto i numeri: - se il 6% degli alunni rinviati a settembre non ha superato gli esami, vuol dire che il 94% li ha superati. Intravaia invece insiste: 6 ragazzi su 100 non ce l’hanno fatta, ma assolutamente non fa la sottrazione e non richiama l’attenzione sul fatto che 94 ragazzi su 100 ce l’hanno fatta. Ora io mi chiedo: 94 su 100 è una buona percentuale? E’ la stragrande maggioranza? Se il mio intento è che 100 ragazzi colmino le loro lacune in una o più materie e se ciò avviene per 94 ragazzi su 100 posso dire che è stato raggiunto nella stragrande maggioranza dei casi il mio obiettivo? Secondo Intravaia, no. Devo pensare a quei 6 che non ce l’hanno fatta e, senza entrare nel merito delle ipotetiche ragioni per cui non ce l’avrebbero fatta ( cosa su cui senz’altro è doveroso e lecito ragionare), dire che l’operazione è fallita nel 6% dei casi. Veramente esilarante, una perla. - Poi Intravaia riporta i dati relativi al totale dei respinti che chiaramente tra giugno e settembre, sempre a causa di quel 6% sul totale dei rimandati, è aumentato. Ovviamente uno poteva essere respinto a giugno oppure, se falliva la prova d’appello, a settembre. I respinti erano a giugno il 13,7% degli iscritti, percentuale accresciutasi ora a causa dei respinti di settembre. Di quanto quindi si sia accresciuta in percentuale la cifra dei non promossi viene detto più avanti: siamo arrivati al 16,2 %. Ora come il 6% dei rimandati abbia potuto portare tra giugno e settembre ad un aumento del 2,5 % del totale complessivo dei respinti, a me non è chiaro da un punto di vista aritmetico (a me viene un aumento dell’1,6%, ma ho fatto il liceo classico…). Ma tanto è. - In tutti i casi Intravaia accende i riflettori della sua pregevole denuncia facendo un intelligente confronto con lo scorso anno e qui introduce e commenta un ulteriore dato complementare: l’anno scorso i promossi in totale erano l'85,8 quest’anno sono solo l’83,8 per cento. Il calcolo è comunque inficiato dal fatto che ai promossi e ai respinti, occorrerebbe aggiungere i ritirati dalla frequenza. Ma anche la relazione del Ministero è poco precisa sul punto cioè se il totale considerato è sul numero degli scrutinati o su quello degli iscritti, ma queste sono questioni tecniche sulle quali non si può pretendere che un giornalista si muova agevolmente e che peraltro, per quanto incidano in misura contenuta, hanno a che fare con la dispersione scolastica. Questione importantissima a cui poi Intravaia fa cenno, purtroppo, bisogna dire, a sproposito, equiparando ogni bocciatura ad una dispersione, cosa che non è. Ma tanto gli basta per alludere al fatto che si tratterebbe di “…Un duro colpo per le casse dello Stato cui la dispersione scolastica pesa non poco”. No comment per la superficialità. Comunque in tutta questa presentazione di dati, più o meno chiara, Intravaia, peraltro in buona compagnia con tutti gli altri, trascura di dire ciò che veramente emerge confrontando i dati con lo scorso anno scolastico: - rispetto a giugno dell’anno scorso sono aumentati molto i promossi senza debiti e sono leggermente diminuiti i respinti ( dal 14,2 dello scorso anno siamo passati a 13,7): ciò significa indubitabilmente che, anche facendo la tara, il dispositivo messo in campo dalla scuola lo scorso anno ha portato ad un deciso miglioramento dei risultati scolastici; - considerando anche, e giustamente, settembre, la stragrande maggioranza degli ammessi alla prova d’appello l’ha superata e quest’anno, per la prima volta dopo tanti anni, i promossi sono tutti promossi veri, cioè senza lacune, mancanze e debiti sul groppone: ciò significa indubitabilmente che i ragazzi e le famiglie hanno saputo cogliere le occasioni per quanto limitate e controverse offerte dalla scuola, si sono impegnati, hanno studiato e hanno migliorato la loro preparazione; - solo il 6% tra coloro che hanno avuto la possibilità comunque di salvarsi l’anno a settembre non ce l’hanno fatta e sono stati respinti: evidentemente ciò che la scuola ha offerto loro non è bastato, il loro impegno, i sacrifici delle loro famiglie non sono stati adeguati, o ancora le loro difficoltà erano solo illusoriamente sanabili nel corso dell’estate. Sarebbe molto importante sapere quanto incida su quel 6% il fatto di essere nel biennio iniziale e quindi in obbligo scolastico, su cui certamente occorre investire molto di più in termini di competenze didattiche, e ancora sapere quanto incida sul 6% il fatto di essere iscritti in un percorsi di studio piuttosto che in un altro. Concludo veloce con qualche ulteriore riflessione: Intravaia nell’articola accenna al fatto che Gelmini avrebbe sposato i toni trionfalistici (?) di Fioroni sugli esiti di giugno. Non è vero per niente: Gelmini non ha usato alcun tono trionfalistico, anzi, ha fatto una circolare in cui ha detto che ormai sulla faccenda bisognava arrivare in fondo perché al 4 di giugno era impossibile cambiare le carte in tavola, ma ha accompagnato il tutto con una lunga prolusione in cui sottolineava le difficoltà e quasi preconizzava il fallimento di tutta l’iniziativa. In seguito si è pronunciata più chiaramente facendo ben capire che, ammesso che provvisoriamente restino gli esami come prova d’appello, certamente leverà i corsi sostenuti dalle scuole. E infatti ai soldi per il recupero/sostegno di questo anno nessuno, sindacati compresi, fa il minimo cenno. Questo è il punto, forse in cuor suo l’ha capito anche Intravaia. Ma c’è di più, e gli articoli usciti in queste ore sempre sulle solite testate giornalistiche, confermano pienamente quello che sostengo da tempo: la scuola che si modellerà nei prossimi mesi a immagine e somiglianza del progetto politico-economico della destra che ha mandato avanti la Gelmini sempre più a testa d’ariete, è una scuola che dovrà rinunciare all’apporto qualificato di molte materie ( ore di lezione alle superiori vuol dire materie, discipline, ambiti di cultura). Se questo in qualche caso, e in misura limitata, potrebbe aiutare i ragazzi a concentrarsi su competenze di base essenziali come quelle linguistiche e matematiche (e su questo, posti o non posti di lavoro, gli insegnati onesti intellettualmente non potrebbero che essere d’accordo, pensiamo ad esempio al biennio obbligatorio), per il resto non può che corrispondere ad un impoverimento della cultura trasmessa dalla scuola secondaria, in barba alla migliore tradizione della scuola italiana. Semplificazione culturale, accorciamenti di ogni tipo, riduzioni e sconti non hanno niente a che vedere con serietà degli studi, rigore, formazione, aumento della qualità dell’istruzione nel nostro Paese.
E su certe questioni le ricerche internazionali
non aiutano, soprattutto se non sono adeguatamente contestualizzate.
A proposito, confesso la mia ignoranza e comunico agli interessati
che grazie ad un’occasione del tutto personale (uno scambio di mio
figlio con un liceo di Berlino) ho scoperto che in Germania al liceo
non si insegna filosofia!! Nella terra di Kant e di Hegel i bambini
alle elementari non studiano storia (e questo lo sapevo già) e alle
superiori non conoscono il significato di filosofia. In alcuni Land,
in alcune scuole, fanno una materia che corrisponde un po’ a
“educazione morale”, una specie di educazione civica…Chissà se è uno
scoop. |