SCUOLA SINDACATI
 Anche Cisl e Uil dicono sì. Pantaleo (Cgil): lo stop entro il mese di ottobre.

Uniti verso lo sciopero.

Il segretario della Cisl Bonanni si accoda a Epifani: «Se il governo non cambia,
si ferma tutto». La Gilda propone il 31 ottobre. E il 17 si fermano i Cobas.

Andrea Gangemi da il manifesto, 5.10.2008

ROMA
La Cgil rompe gli indugi e mentre avvia le procedure per proclamare lo sciopero generale, annunciato la settimana scorsa, entro la fine di ottobre (probabilmente il 31), incassa la convergenza di Cisl e Uil. La scuola ricompatta il fronte sindacale. «Nei prossimi giorni cercheremo tutte le intese unitarie possibili - afferma il segretario generale della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo - per dare voce alle centinaia di iniziative in corso in tutte le province». «È una decisione opportuna ed è molto positivo che si sia stata presa unitariamente» gli fa eco Guglielmo Epifani, leader della Cgil.

«Se non si vuole questo - annuncia dal canto suo il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni durante la manifestazione dei quadri e dei dirigenti a Roma - il governo si faccia sentire con un nuovo programma per la scuola che non è un'azienda, ma che deve essere un'istituzione al servizio di tutti». La proclamazione dello sciopero da parte di Bonanni, aggiunge il leader della Cisl scuola, Francesco Scrima, «costituisce lo sbocco inevitabile di tutte le iniziative dei nostri territori per contrastare l'odiosa manovra del governo». Una manovra che, sottolinea il sindacalista, «destruttura la scuola pubblica e mette a rischio il diritto allo studio e la qualità dell'istruzione; il lavoro e il grande patrimonio professionale del personale; il futuro delle giovani generazioni e di tutto il paese». Per questo anche la Cisl, conclude Scrima, «si adopererà per raggiungere la più ampia convergenza possibile».
Discorso solo in parte simile quello della più ritardataria Uil, ultima ad annunciare un percorso di mobilitazione che «si concluderà, in assenza di risposte, con lo sciopero generale», avverte il segretario generale Massimo Di Menna. Il quale, però, confida ancora nella «verifica che ci sarà nella prossima settimana con il tentativo di conciliazione» con l'esecutivo, e aggiunge: «Non si tratta di una protesta politica ma dell'esigenza di negoziare».

Proprio quest'ultima posizione sembra corrispondere meglio agli umori della ministra Mariastella Gelmini, che agli annunci di sciopero dichiara che «il governo è pronto e aperto al dialogo con le forze più riformiste del sindacato», precisando subito che «certo, su alcune scelte questo esecutivo, che decide, ha le idee chiare e le vuole mettere in pratica, ma il confronto per noi - assicura - è ancora aperto». Anche se sugli 87mila tagli, tema che sembra stare a cuore anche alla Uil,Gelmini puntualizza che sono un intervento «indispensabile per fare quadrare i conti», e aggiunge che «non si torna indietro perché oggi il decreto è all'attenzione del Parlamento». La Cisl, invece, per la ministra deve andare dietro la lavagna «a riflettere» sulla sua colpa di essersi aggiunta alle «frange che preferiscono la protesta alla proposta», e dunque sull'opportunità di «evitare lo sciopero generale».

Circa la possibile data del 31 ottobre, la proposta non viene però dai confederali ma dalla Gilda degli insegnanti, anch'essa favorevole a una manifestazione unitaria. «I tempi stringono e ormai riteniamo che sia l'unico giorno disponibile - fa notare il coordinatore nazionale Rino Di Meglio - Non è possibile individuare una data precedente a causa degli scioperi proclamati da organizzazioni minori» aggiunge il sindacalista lanciando una frecciata ai Cobas, che su sciopero generale e data - il 17 - le idee le hanno chiare già da un pezzo. «Ma - conclude Di Meglio - non si può in alcun modo procrastinare ulteriormente un'iniziativa resasi indispensabile anche alla luce delle ultime dichiarazioni del presidente del consiglio, Silvio Berlusconi. La posizione del Governo - chiarisce - è di totale chiusura nei confronti dei sindacati e, in queste condizioni, i margini per il dialogo e la contrattazione sono inesistenti».

Al coro sindacale si aggiunge anche la voce del segretario di Rifondazione comunista Paolo Ferrero, per il quale il progetto del ministro Mariastella Gelmini «imbarbarisce il Paese». «Tagliare i soldi per gli insegnanti di sostegno e per il tempo pieno - spiega Ferrero - vuol dire distruggere le cose buone della scuola italiana che è riuscita a essere un luogo di integrazione per bambini e ragazzi».