Non si può restare senza parole. di Elio Gilberti Bettinelli, da ScuolaOggi del 15.10.2008 La mozione, fatta approvare alla Camera dei Deputati dalla Lega, che istituisce “classi di inserimento“ per gli alunni stranieri che non superino un test linguistico e risultino inadeguati a una valutazione generale, ci lascia senza parole, come in apnea. Con una semplice mozione, è vero passata di stretta misura dunque con molti deputati della maggioranza governativa contrari, si istituiscono classi separate sulla base di un criterio di competenza, linguistica e generale. Si resuscitano le classi differenziali nelle quali, molti di noi ricorderanno, entravano alunni, per lo più dei ceti sociali subalterni (guarda che coincidenza!), in difficoltà di apprendimento, i quali così non avrebbero rallentato lo sviluppo dei “normali”, avrebbero potuto avvalersi sia di insegnanti adeguatamente formati – alla didattica speciale – sia di un numero minore di compagni per permettere approcci più individualizzati. Inoltre esse erano concepite come “classi ponte”, transitorie perché si trattava di “recuperare” carenze, mediante una didattica compensativa,in modo tale da reinserire gli alunni – i quasi adatti, per citare il titolo di un bel libro di Peter Høeg, nel consorzio dei “normali”. Ma come sappiamo questo ritorno nelle classi di tutti avveniva assai raramente: la diversità, quale essa fosse, si trasformava in differenza stabile. Con una semplice alzata di mano la Camera dei Deputati ha fatto strame di trent’anni e più di cultura integrativa della scuola, costruita con la partecipazione di tutte le parti sociali e politiche. Per l’ennesima volta la politica, certa politica intesa come tornaconto elettorale, invade il terreno dell’educazione e semina discordia, giocando su quelle che sembrano petizioni di senso comune. Pare di sentire le affermazioni: se non sanno l’italiano, prima lo imparino e poi vengano inseriti nelle classi degli autoctoni che sono già “imparati” al riguardo; è bene per loro e per gli italiani che così non sono rallentati nel programma. E’ evidente come il sole. Come il sole appunto e che dire del suo moto ? E’ così evidente che si sposti nel cielo attorno alla Terra… peccato che qualcuno sia andato al di là dell’evidenza e abbia mostrato che si tratta di moto apparente. E’ dunque evidente alla pedagogia e alla didattica del senso comune, di quello che autorevoli politici intendono come senso della gente, che occorra separare ora, almeno momentaneamente, per meglio integrare poi. Qualcuno potrebbe parlare di affermazioni rozze, di imbarbarimento del pensiero popolare ma questi sono i tempi e con queste affermazioni occorre fare i conti, considerarle seriamente se vogliamo “scoprire” il moto apparente (anche se non riusciamo proprio ad allontanare il sospetto che non si tratti di “prima” e “dopo”, di differenziare per migliorare quanto di separare semplicemente, di rimuovere). Allora alcune domande si pongono. 1. Agli onorevoli deputati della maggioranza è venuto in mente di andare a vedere, di informarsi in giro per l’Europa, sulle esperienze di classi di accoglienza o di inserimento che pure sono state realizzate in alcuni paesi, così tanto per conoscere che cosa se ne è ricavato? Non risulta che il dibattito sia stato fondato su elementi conoscitivi di tal genere col risultato che si propongono cambiamenti alla cieca, col rischio di percorre strade abbandonate da altri perché inefficaci e fallimentari. 2. Gli onorevoli deputati hanno sentito gli esperti e i ricercatori che, sempre in giro per l’Europa, hanno studiato l’inserimento scolastico degli alunni stranieri ? Poche le ricerche, è vero, ma ad esempio, proprio recentemente durante il recente importante convegno milanese “Convivere nel tempo della pluralità” un docente spagnolo dell’Università di Granada, in cui funziona un Laboratorio di Studi Interculturali, ha sostenuto che esse portano alla conclusione che le classi separate non sono utili agli immigrati ma vengono comunque sostenute dalle Amministrazioni scolastiche e talvolta dagli stessi insegnanti, quando questi sono abbandonati a se stessi, privati di risorse formative e dispositivi di altro genere. 3. Gli onorevoli della maggioranza conoscono la realtà italiana e le cosiddette “buone pratiche” che dimostrano come vi possano essere dispositivi di sostegno all’apprendimento dell’italiano tenendo gli alunni stranieri nelle classi di tutti e senza rallentare o inficiare l’apprendimento degli italofoni ? Certo occorre continuità e sistematicità, stabilità e certezza delle risorse disponibili e questo non è invece garantito, ragione per la quale insorgono tentazioni separanti. Quando si taglia alla grande la coperta delle risorse della scuola, come avviene, la si tira di qua e di là e alla fine qualcuno deve rimanere più scoperto.
Queste, e altre, le domande che i deputati a
favore della mozione segregativa non si sono poste. E se non se le
sono poste è perché con il loro atto vogliono rispondere ad altre
domande, magari suscitate ad arte, le domande della paura e del
sospetto che caratterizzano l’odierno pessimo clima riguardo alle
relazioni interetniche. E’ perché qualcuno deve pagare il ridursi
delle risorse. E perché è meglio far continuare a pensare che il
sole gira e la terra sta ferma piuttosto che il contrario. E invece
noi avremmo bisogno di distinguere, di trovare dispositivi adeguati
ai diversi gradi scolastici; avremmo bisogno di pensare alle
ricadute sociali e culturali di certe scelte, in modo non sommario,
per non ritrovarci domani con problemi creati dall’imprevidenza
dell’oggi. Avremmo bisogno di valorizzare e far conoscere quelle
tante realtà scolastiche del nostro paese in cui la presenza di
alunni stranieri non impedisce, anzi sviluppa, l’apprendimento degli
uni e degli altri, grazie al sostegno di capaci amministratori
locali e alle Linee guida elaborate nazionalmente (… sì anche quelle
emesse dalla ministra Moratti). |