Scuola, la politica si divide di Luigi Illiano, da Il Sole 24 Ore del 16.10.2008. È bufera sul via libera della Camera alla mozione per l'integrazione degli alunni stranieri attraverso «classi di inserimento», primo firmatario il capogruppo della Lega, Roberto Cota. «Dio ce ne scampi», ha commentato il leader del Pd, Walter Veltroni. «Becera strumentalizzazione», ha replicato lo stesso Cota. Ieri, per l'intera giornata è stato un botta e risposta tra maggioranza e opposizione. Duro il commento del ministro dell'Istruzione del governo ombra del Pd, Mariapia Garavaglia: «Stupisce che alla mozione si sia prestata anche An, contraddicendo platealmente le affermazioni del presidente della Camera Fini che più volte in passato ha dichiarato che l'integrazione passa anche attraverso la scuola». Dalla maggioranza è intervenuto, tra gli altri, Italo Bocchino: «L'obiettivo della mozione è favorire l'integrazione e noi riteniamo giusto intervenire per evitare che con una cattiva gestione dell'inserimento dei bambini stranieri nelle scuole italiane si creino ghetti e discriminazioni». Per il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, sono «necessari un confronto e una pausa di riflessione». Se si tratta di «sbarramenti» all'integrazione, «necessaria ai cittadini del futuro del nostro Paese, la nostra preoccupazione è molto ampia», ha commentato Francesco Marsico, vicedirettore di Caritas italiana.
La mozione propone un modello non distante da quanto già avviene in molti Paesi europei, dove le classi separate sono da tempo una realtà. Inoltre, anche nel nostro circuito universitario la conoscenza della lingua italiana è tra le condizioni poste agli studenti extracomunitari per iscriversi in molti atenei. Il testo approvato ha un valore eminentemente politico e nessuna applicazione concreta, per ora. Il documento impegna il Governo a rivedere il sistema di accesso degli studenti stranieri alla scuola di ogni ordine e grado, «favorendo il loro ingresso previo superamento di test e specifiche prove di valutazione; a istituire classi di inserimento che consentano agli studenti stranieri che non superano le prove e i test di frequentare corsi di apprendimento della lingua italiana, propedeutici all'ingresso degli studenti stranieri nelle classi permanenti». Inoltre, la mozione prevede una distribuzione degli alunni stranieri nelle scuole «proporzionata al numero complessivo degli alunni per classe, per favorirne la piena integrazione e scongiurare il rischio della formazione di classi di soli alunni stranieri».
La presenza di alunni con cittadinanza non italiana è in costante aumento. In molte classi del Nord i bambini stranieri sfiorano il 50% degli italiani. E, ovviamente, non sono tutti provenienti dallo stesso Paese. Ad esempio, su dieci alunni, possono esserci anche sette nazionalità diverse, con tutte le difficoltà complessive che questo comporta: prima di tutto il rischio di isolamento per gli stessi bambini e ragazzi, poi difficoltà concrete per i docenti, stretti tra la necessità di favorire l'integrazione e l'esigenza di insegnare con un ritmo adeguato. Situazioni sempre più frequenti che, in più casi hanno provocato le proteste delle famiglie. Gli alunni stranieri rappresentano il 6,4% del totale degli iscritti, corrispondenti a 574.133 ragazzi. Nelle elementari e nelle medie si concentra il maggior numero di presenze, rispettivamente 217.716 e 126.396 ragazzi. Nelle classi italiane sono rappresentate 166 nazionalità. Primi i romeni (oltre 92mila), seguono gli albanesi (85mila) e i marocchini (76mila). Emilia Romagna, Umbria, Lombardia e Veneto sono le regioni con la quota di presenze più alta: oltre il 10% della popolazione scolastica. La distribuzione è molto più alta nel Nord. Gli alunni rom sono oltre 12mila, molto presenti nel Lazio (più di 2.300).
Il modello d'integrazione che prevede classi
separate è abbastanza diffuso in Europa e da molti anni. In Francia
(si veda l'articolo a lato), ma non solo. I sistemi inglese e
tedesco prevedono classi differenziate per gli alunni stranieri,
fino al raggiungimento della competenza linguistica. In Germania,
particolare rilievo ha il "Progetto lezioni in tandem" che consiste
nell'affiancare ai tradizionali corsi extracurricolari di lingua,
alcune ore di compresenza in classe degli insegnanti di altre
madrelingue. E l'ammissione nelle classi ordinarie avviene solo dopo
aver superato l'esame di una commissione. L'integrazione viene
intesa a livello di scuola e di classe, quindi le ore delle materie
che non richiedono particolare comunicazione verbale sono comuni. In
ogni caso, alla mediazione linguistica e ai corsi intensivi di
insegnamento viene data grande importanza. Anche in Spagna ci sono
classi "di passaggio". A seconda della singola Comunità autonoma, i
bambini immigrati possono essere formati in classi di un anno o due
inferiori alla loro età, al fine di compensare il divario
curricolare. |