L'ultima di Cossiga:
«
bisogna picchiare . . . gli insegnanti»

Silvana La Porta da AetnaNet,  26.10.2008

Ce lo ricordavamo armato di piccone a fare estrose dichiarazioni che disorientavano tutti e tutto. E adesso ci spunta davanti ancora una volta a intervenire in una situazione parecchio delicata per la scuola italiana. E’ il momento infatti delle agitazioni di piazza. E in piazza, come prima cosa, ci vanno i ragazzi e gli insegnanti. E così Francesco Cossiga si è abbandonato (colpa dell’abitudine o dell’età?) a esternazioni niente male. Niente male nel senso che tra poco dovremo, noi docenti, armarci di manganello. Sentite un po’ cosa dichiara l’ex presidente della repubblica al suo intervistatore. Innanzitutto muove da una apparente posizione saggia: dinanzi alle dichiarazioni di Berlusconi, quelle di inviare la polizia, sembra manifestare sgomento: bisogna lasciare perdere gli studenti dei licei, perché pensiamo a cosa succederebbe se un ragazzino rimanesse ucciso o gravemente ferito…

Bravo, bravo Cossiga. Così si fa. Gli universitari, invece? Cosa bisogna fare con gli universitari? Anche qui, tirate un sospiro di sollievo, inzialmente la risposta sembra saggia. Bisogna lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città.

E poi? Poi, continua il vaneggiante Cossiga, bisogna che le autoambulanze invadano le vie urbane. Come?! Sì, è necessario che le forze dell’ordine diano botte a tutti i giovani e poi a qualcun altro.

Indovinate un po’ chi ci va di mezzo a questo punto…sì, lo so, ce l’avete sulla punta della lingua, sono sempre loro: gli insegnanti. Afferma il delirante Cossiga che bisogna dargliele addirittura agli insegnanti. Suonargliele. Poi, forse pensando alla sua veneranda età, Cossiga si corregge: non si deve dare botte ai professori anziani…bensì a quelli giovani. E qui, non gliene frega che si tratti di donne, il Presidente parla chiaro: bisogna bastonare le maestrine che indottrinano i bambini! Cioè a un gesto sbagliato come quello di strumentalizzare i bimbi, come si risponde: con delle punizioni corporali!

Questo è il delirante Cossiga contro le piazze. E noi attenti. E prepariamoci. Tra poco ... finisci ca ni sonanu!




Eccovi l'intervista integrale


BISOGNA FERMALI,
ANCHE IL TERRORISMO PARTI' DAGLI ATENEI

 

Intervista a Cossiga  di Andea Cangini - Roma

 

Presidente Cossiga, pensa che minacciando l'uso della forza pubblica contro gli studenti Berlusconi abbia esagerato?

«Dipende, se ritiene d'essere il presidente del Consiglio di uno Stato forte, no, ha fatto benissimo. Ma poiché l'Italia è uno Stato debole, e all'opposizione non c'è il granitico Pci ma l'evanescente Pd, temo che alle parole non seguiranno i fatti e che quindi Berlusconi farà una figuraccia».


Quali fatti dovrebbero seguire?

«Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand'ero ministro dell'Interno».


Ossia?

«In primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perché pensi a cosa succederebbe se un ragazzino rimanesse ucciso o gravemente ferito...».


Gli universitari, invece?

«Lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città».


Dopo di che?

«Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri».


Nel senso che...

«Nel senso che le forze dell'ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano».


Anche i docenti?

«Soprattutto i docenti».


Presidente, il suo è un paradosso, no?

«Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì. Si rende conto della gravità di quello che sta succedendo? Ci sono insegnanti che indottrinano i bambini e li portano in piazza: un atteggiamento criminale!».
 

E lei si rende conto di quel che direbbero in Europa dopo una cura del genere? "In Italia torna il fascismo", direbbero.

«Balle, questa è la ricetta democratica: spegnere la fiamma prima che divampi l'incendio».


Quale incendio?

«Non esagero, credo davvero che il terrorismo tornerà a insanguinare le strade di questo Paese. E non vorrei che ci si dimenticasse che le Brigate rosse non sono nate nelle fabbriche ma nelle università. E che gli slogan che usavano li avevano usati prima di loro il Movimento studentesco e la sinistra sindacale».


E' dunque possibile che la storia si ripeta?

«Non è possibile, è probabile. Per questo dico: non dimentichiamo che le Br nacquero perché il fuoco non fu spento per tempo».


Il Pd di Veltroni è dalla parte dei manifestanti.

«Mah, guardi, francamente io Veltroni che va in piazza col rischio di prendersi le botte non ce lo vedo. Lo vedo meglio in un club esclusivo di Chicago ad applaudire Obama...».


Non andrà in piazza con un bastone, certo, ma politicamente...

«Politicamente, sta facendo lo stesso errore che fece il Pci all'inizio della contestazione: fece da sponda al movimento illudendosi di controllarlo, ma quando, com'era logico, nel mirino finirono anche loro cambiarono radicalmente registro. La cosiddetta linea della fermezza applicata da Andreotti, da Zaccagnini e da me, era stato Berlinguer a volerla... Ma oggi c'è il Pd, un ectoplasma guidato da un ectoplasma. Ed è anche per questo che Berlusconi farebbe bene ad essere più prudente». Ecco il vero volto del sistema democratico: infiltrazione di provocatori per creare casino e far intervenire la polizia per massacrare chi si oppone. Se Berlusconi vuole evitare l'allargamento del conflitto sociale spostando tutto sul piano dell'ordine pubblico, riproducendo i meccanismi che portarono alla distruzione dei movimenti degli anni'60 e '70, ebbene, nè gli studenti, nè l'intero popolo della scuola pubblica cadranno nella trappola: non faremo un passo indietro, la lotta nelle scuole e nelle università si intensificherà, ma l'eventuale violenza del governo andrà a vuoto e si ritorcerà contro chi la sta ideando e la vuole praticare.