Fermare il decreto?
Ma la manovra è già passata.

da Tuttoscuola, 6 ottobre 2008

In questo clima di proteste contro la riforma Gelmini, capita anche di scambiare fischi per fiaschi come sta succedendo, ad esempio, a chi crede che il decreto legge 137, attualmente in fase di conversione in Parlamento e sul quale potrebbe essere posto il voto di fiducia, contenga la grande manovra dei tagli alla scuola.

Quella manovra è stata presentata all'inizio dell'estate (decreto legge 112 del 25 giugno) e trasformata definitivamente nella legge 6 agosto 2008, n. 133, qualche giorno prima che il Parlamento chiudesse per ferie.

Quello che si discute ora alla Camera, a distanza di due mesi da quella legge entrata regolarmente in vigore, è invece il decreto legge sul ripristino dei voti e del ritorno del maestro unico, che ha concluso il dibattito generale sugli emendamenti che torna all'esame dell'aula lunedì 6 con le votazioni sugli emendamenti e sugli articoli.

La manovra, con i suoi tagli e le forti riduzioni di organico che riguarderanno un po' tutti i settori scolastici, diventata dunque legge da tempo, è già in fase di preparazione per la sua concreta attuazione dall'anno prossimo.

Il Codacons si dice pronto a pubblicare i nomi dei parlamentari che voteranno la legge Gelmini, perché "Si tratta di una riforma azzardata e pericolosa - come spiega Francesco Tanasi, segretario del Codacons - che riduce il potere e le forze della scuola. Dobbiamo uniamo le forze in una protesta complessiva per salvare la scuola da un declino inevitabile".

Lino Leanza del Movimento per l'autonomia sostiene che la Sicilia con questa manovra perderà 20 mila posti di lavoro e annuncia che il gruppo potrebbe non votare il provvedimento.

Si ha l'impressione che molti ritengano che sia ancora possibile intervenire sulla manovra, fermandola, ma ormai non è nel potere del ministro Gelmini, se anche volesse, modificare la manovra finanziaria, senza considerare che essendo diventata legge, può essere corretta soltanto da una nuova legge votata dal Parlamento. Ma tutto questo molti manifestanti forse non lo sanno...