Scuola, nuove proteste.

 Il Secolo XIX, 25.10.2008

E’ durata meno di dodici ore la nuova fase del dialogo tra il ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini e gli studenti. Gli incontri di oggi si sono conclusi con un nulla di fatto. Ciascuno è rimasto sulle proprie posizioni. La titolare del dicastero ha confermato i tagli e il blocco del turnover. I contestatori avevano chiesto un passo indietro su questi due punti come prerequisiti per avviare una discussione. Risultato, gli studenti proseguono la mobilitazione e rilanciano.

In serata qualche migliaio di universitari de La Sapienza ha raggiunto l’auditorium di Roma, che in questi giorni ospita la festa del cinema. Cinque ragazzi sono saliti sul red carpet, srotolando uno striscione: «Il movimento è irrapresentabile». Sospesa la sfilata degli attori, gli spettatori entrano infilandosi tra gli agenti. Decine e decine di studenti stanno manifestando pacificamente all’ingresso dell’Auditorium dove si tiene il festival internazionale del film di Roma. I ragazzi manifestano contro la riforma Gelmini e in un clima allegro intonano slogan e mostrano cartelli in cui inneggiano al sapere libero e ai diritti dello studio. Si assiste a scene di ragazzi che si baciano e cantano canzoni tipo «siamo il popolo del surf», bevono qualche birra e fumano in allegria. Un boato accoglie la comunicazione di uno dei leader del movimento e informa con un megafono che la loro azione di protesta è diventata la prima notizia di tutti i telegiornali. A questa i ragazzi iniziano ad allontanarsi dall’Auditorium. Nel frattempo ci sono stati notevoli disagi per le persone che volevano entrare e uscire dall’Auditorium, costrette a passare in uno stretto «cordone» di poliziotti. Ovviamente le manifestazioni legate agli eventi mondani del festival del cinema in programma in queste ore sono state notevolmente ridimensionate, ma si è salvato il red carpet per il film di Brando De Sica, «Parlami di me» interpretato dal papà Christian.

A incontrare il ministro oggi sono state le organizzazioni della sinistra moderata, quelle cattoliche e quelle di destra, oltre ai ricercatori dell’Adi (Associazione dottorandi e dottori di ricerca). Del tutto assenti i collettivi che animano la gran parte della contestazione, a partire da quelli de La Sapienza. Un gruppo di studenti dell’università di Roma Tre, non invitato, si è presentato per contestare l’iniziativa. «Non è questa la modalità di dialogare con il movimento. Il ministro non può convocare gli studenti stilando una lista non si sa con quali criteri». Uscendo dall’incontro con il ministro, l’Udu ha fatto sapere che «non ci siamo nemmeno seduti al tavolo perché riteniamo che il ministro non abbia ascoltato il movimento». Per la coordinatrice nazionale Federica Musetta «non ci sono le condizioni per aprire il dialogo», dal momento che l’organizzazione richiedeva come prerequisito lo stralcio degli articoli 16 e 66 della legge 133. «Il ministro ci ha detto che non ritirerà questi provvedimenti». «Per noi l’intera riforma è solo un modo per risparmiare 8 miliardi di euro», ha detto invece Luca De Zolt, portavoce della Rete studenti medi. «Su questo il ministro non ci ha risposto. Continueremo con le proteste e ogni scuola deciderà singolarmente se occupare». Puntano il dito contro il ridimensionamento delle risorse anche gli studenti cattolici: «Abbiamo chiesto di non penalizzare il diritto allo studio delle periferie - spiega Marco Iasevoli, responsabile giovani di Azione cattolica - e il ministro ci ha assicurato che le variazioni saranno di carattere amministrativo ma non verranno chiusi plessi scolastici». Il secondo motivo di apprensione per l’organizzazione è quello del monte ore, il cui ridimensionamento potrebbe «penalizzare soprattutto gli istituti tecnici e professionali, incidendo sul numero di ore dedicate ai lavoratori e alle attività pratiche». Per quanto riguarda invece il blocco del turn over «un diverso rapporto tra numero di studenti e di insegnanti potrebbe danneggiare la didattica». Sulla stessa lunghezza d’onda Luca Bilardo, vicepresidente del Fuci (Federazione universitaria cattolici italiani): «La razionalizzazione delle risorse va bene però il taglio non può trasformarsi in un aumento delle tasse universitarie o in una riduzione dei servizi». Di tenore opposto l’intervento degli studenti di destra. Con il ministro Gelmini sono venuti a parlare anche Azione studenti e Azione universitaria, le due organizzazioni, rispettivamente per le superiori e l’università legate ad Alleanza nazionale, oltre ai giovani di Forza Italia. Tutti contenti della riforma, in questo caso. Azione studenti punta il dito contro i professori «figli del 1968» e invoca l’introduzione di nuovi criteri di selezione. Per i giovani di Forza Italia «i tagli sono contro gli sprechi».

Mentre al ministero di viale Trastevere si discuteva, proseguivano intanto le proteste in tutta Italia. A Milano, Roma e Napoli si tenevano lezioni in piazza. A Roma migliaia di studenti delle superiori hanno tenuto un’assemblea cittadina al Circo Massimo e poi sono tornati a manifestare di fronte al Senato. A Milano un corteo di studenti non autorizzato si è concluso senza incidenti all’accademia di Brera. A Catania, sit-in degli studenti davanti l’ingresso del centro fieristico «Le ciminiere», dove si svolgeva la giornata europea della giustizia civile 2008. A Perugia un corteo spontaneo con un centinaio di studenti universitari è sceso in strada tra gli stand di Eurochocolate.