Contro il governo, manifestazioni degli studenti a Roma e nel capoluogo lombardo
Nel mirino il decreto legge 137: "Ci vogliono ubbidienti per prepararci al precariato"

Sit-in al ministero e corteo a Milano
la scuola non dà tregua alla Gelmini.

Tra i promotori anche Di Pietro, ma i manifestanti lo contestano: "Vattene via"

 la Repubblica, 3.10.2008

ROMA - A Roma hanno "assediato" il ministero della Pubblica istruzione, a Milano sono partiti in corteo di buon ora. La mobilitazione del mondo della scuola contro i tagli e i cambiamenti annunciati dal ministro Mariastella Gelmini è entrata nel vivo, ma a sentire gli slogan e gli annunci dei manifestanti si tratta solo dell'inizio.

Nella capitale, davanti la sede ministeriale di viale Trastevere, per il secondo giorno consecutivo si è radunata una folla di ragazzi e di insegnanti chiamati a raccolta da Unicobas e Italia dei valori. Il clima è gioioso: tra musica e balli i dimostranti gridano slogan contro il decreto legge 137 del ministro. "Vogliono farci capire - spiega Federico, del liceo classico Mamiani - che dobbiamo essere ubbidienti e disciplinati già da scuola per poi inserirci direttamente in fabbrica e farci vivere di precariato". "Siamo qui - aggiunge poi - indipendentemente dal colore politico, perché la scuola è una questione seria che va al di là dell'appartenenza a un partito".

Paradossalmente gli unici momenti di tensione si sono avuti quando al sit-in si è unito Antonio Di Pietro, duramente contestato ("via, via", gli hanno urlato insieme a una bordata di fischi) dai rappresentanti di Unicobas, malgrado il leader dell'Italia del valori fosse uno dei promotori della protesta. "Appena è venuto i collettivi lo hanno contestato perché hanno visto in lui la politica", racconta Stefano D'Errico, segretario Unicobas. "Almeno - aggiunge - lui fa opposizione seriamente. E' stata una contestazione non democratica e non civile".

Il corteo milanese composto da un migliaio di studenti è partito invece da piazza Cairoli, diretto a piazza Fontana. Anche qui tutti gli striscioni esposti prendono di mira i piani del ministro. Si va da "No ddl Gelmini. La scuola è il nostro bene comune" a "Graduatorie e condotta? Tagli e privatizzazione? Fermiamo la cultura della distruzione. Gelmini la scuola t'ha bocciata, la rivolta degli studenti è appena cominciata".

Situazione calda, infine, anche a Bologna dove l'Italia dei valori ha diffuso una nota per protestare contro l'apertura di un'inchiesta da parte della magistratura sull'ocupazione delle scuole XXI aprile e Don Marella.

Se in piazza sono scesi principalmente le superiori, la mobilitazione riguarda però la scuola di ogni ordine e grado. Lo sciopero di alcune sigle autonome interessava oggi pure elementari e materne, anche se i disagi per bambini e genitori sono stati limitati. I temi che si intrecciano sono diversi: maestro unico, tempo pieno in pericolo, precari a rischio, tagli al personale, ritorno dei voti e bocciatura con una sola insufficienza anche per gli alunni più piccoli.

Il ministro ieri ha liquidato la crescente protesta come l'azione di "piccole frange marginali", ma in realtà il fronte dell'opposizione si va allargando. Ieri sono scesi in campo anche i rettori delle università, con un appello affinché vengano sospese le inaugurazioni degli anni accademici in segno di protesta contro i tagli del governo che "mettono a rischio ricerca e qualità dell'insegnamento". Uno stillicidio di azioni e iniziative che nei prossimi giorni conoscerà un crescendo importante, prima con lo sciopero annunciato per il prossimo 17 ottobre dai Cobas e poi con quello messo in calendario per fine mese dalla Cgil.