Gelmini: noi governo di sinistra. Il Pd: con le classi differenziate instillate odio

"Scuola, nessun taglio al tempo pieno".

Molti dei precari che in piazza mi insultano hanno 35 o 40 anni. La mia età.
 Come potrei non avere a cuore il loro futuro?
Col maestro unico non licenziamo nessuno: gli altri serviranno per le ore
del tempo pieno Per i disabili i tagli li aveva già decisi Prodi

Maria Novella De Luca la Repubblica, 19.10.2008

DAL NOSTRO INVIATO
NORCIA - La risposta arriva da qui, dalla calma delle colline umbre. Da Norcia, città di San Benedetto, luogo di pellegrinaggi devoti e di un forte elettorato di centrodestra. Parla davanti ad una piccola platea il ministro Maria Stella Gelmini, nell'aula del palazzo comunale. Un incontro previsto da mesi per le giornate della «Fondazione Magna Carta», ma la titolare dell'Istruzione, pantaloni neri e camicia viola elettrico, sa che le sue parole avranno eco, e così l'intervento si trasforma in una risposta politica alla durissima manifestazione di venerdì, quando in 500.000 tra studenti e lavoratori l'hanno attaccata come da tempo non accadeva ad un ministro.

Con un tono deciso, a volte addirittura emotivo il ministro di Forza Italia, che ha una mamma e una sorella maestre elementari, chiede di fare chiarezza. «La disinformazione sui nostri progetti di riforma - dice tra gli applausi - è stata così forte che le famiglie italiane cominceranno davvero a credere che noi vogliamo togliere il tempo pieno, o tagliare gli insegnanti di sostegno ai bimbi disabili, mentre noi abbiamo così a cuore i bisogni della gente che sembriamo un governo di sinistra». Risate in sala. La Gelmini comincia con il maestro unico: «Lo vogliamo ripristinare non per ragioni di bilancio ma perché per i bambini è più educativo avere una sola figura di riferimento che due o tre. Ma non licenzieremo nessuno: gli altri maestri serviranno per coprire le ore del tempo pieno». Ancora sulla scuola elementare, uno degli argomenti più delicati: «Non è vero che vogliamo tagliare gli insegnanti di sostegno agli alunni disabili. Semplicemente applichiamo una norma contenuta nella Finanziaria del governo Prodi, che stabiliva un docente ogni due piccoli diversamente abili».

Il ministro Gelmini, non tralascia nulla, tocca ogni punto. Si capisce che quanto accade da nord a sud l'ha colpita, preoccupata. Così attacca: «I media hanno la responsabilità di aver creato un allarme sociale, e questo fa crescere la protesta... Ma le risorse sono quelle che sono. Ogni bambino che nasce oggi ha già un debito sulla testa di 30.000 euro. E l'esigenza di razionalizzazione non l'ha inventata il governo Berlusconi: se si leggono i documenti si vede che già nel 1989 si parlava di spesa fuori controllo».

I cittadini di domani. «La Costituzione - ricorda la Gelmini, confermando la sintonia con il presidente Napolitano - è la nostra bibbia laica. Per questo ci vuole l'educazione civica». Il ministro non ci sta però a prendersi anche l'accusa di razzismo. E corregge il tiro degli alleati. «La Lega ha sbagliato a parlare di classi - ponte. Ma il problema c'è, è giusto che i bimbi stranieri vengano aiutati ad imparare la nostra lingua, e per questi stiamo creando degli appositi corsi di italiano». Ma dal Pd la risposta è immediata: «La sostanza non cambia, si tratta di provvedimento razzista, le classi separate instillano odio».

Infine l'università. «Mi dispiace vedere il clima dell'università. Mi dispiace vedere che tra le prime duecento università del mondo non c'è nemmeno un ateneo del nostro paese, ma dobbiamo renderci conto che 5.500 corsi di laurea sono troppi tenendo conto che il 50 per cento degli studenti a questa laurea non arriva mai. Bisogna puntare al ringiovanimento del corpo docente, i rettori dovranno avere un limite temporale di incarichi, presenterò un disegno di legge per la riforma del reclutamento dei docenti». Parla per un'ora e mezza il ministro. E conclude: «Molti dei precari che in piazza mi insultano hanno 35 o 40 anni. La mia età. Come potrei non avere a cuore il loro futuro?».