Stranieri in classe/1.
La mozione della discordia.

da TuttoscuolaNews, N. 364, 20 ottobre 2008

Nel clima di acceso scontro politico e sociale determinato dalla combinazione tra tagli ex legge 133 e decreto Gelmini sul maestro unico piomba come benzina sul fuoco la mozione sulle “classi di inserimento” per studenti immigrati che non parlano italiano, proposta della Lega Nord e approvata dalla Camera la scorsa settimana, alla vigilia dello sciopero dei Cobas del 17 ottobre.

Le polemiche e le accuse (reciproche) di razzismo sono state immediate e violente. Si tratta di polemiche giustificate? Fino a che punto sono state amplificate per ragioni di carattere politico, o sono condizionate da stereotipi ideologici?

Vediamo intanto che cosa dice il documento approvato dalla Camera. La mozione impegna il governo “a rivedere il sistema di accesso degli studenti stranieri alla scuola di ogni ordine e grado, favorendo il loro ingresso previo superamento di test e specifiche prove di valutazione; a istituire classi di inserimento che consentano agli studenti stranieri che non superano le prove e i test sopra menzionati di frequentare corsi di apprendimento della lingua italiana, propedeutiche all'ingresso degli studenti stranieri nelle classi permanenti”.

Le polemiche si sono concentrate sulle “classi di inserimento” (chiamate in una versione iniziale “classi ponte”), viste come classi ghetto, luoghi di esclusione e segregazione razziale pių o meno permanente. Ma la mozione (che non č comunque un modello di chiarezza) dice che esse sono “propedeutiche” all’ingresso nei corsi normali: in pratica si tratterebbe di corsi di apprendimento della lingua italiana, non di corsi differenziali e neanche di livello.