Si comincia domani, venerdì 14, con lo sciopero nazionale dei Cobas
Manifestazione a Roma e rischio di blocco degli istituti in tutta Italia

Scuola, un mese caldo
scioperi insieme ai cortei.

Salvo Intravaia, la Repubblica, 16.10.2008

Il mese di fuoco per scuola, università e ricerca parte domani, venerdì 17. Tra scioperi, occupazioni e manifestazioni l'intero mondo della formazione e della ricerca scientifica verrà attraversato da un autentico terremoto che vuole lanciare un chiaro segnale al governo. Le riforme messe in campo dall'esecutivo non piacciono a nessuno: genitori, alunni e prof.

Gli appuntamenti. Ogni giorno che passa l'elenco delle manifestazioni spontanee di insegnanti, alunni/studenti e genitori in varie città del paese si allunga. Il primo appuntamento ufficiale con lo sciopero è per domani (17 ottobre). I Cobas della scuola scendono in piazza ripromettendosi di fermare la didattica in tutta Italia. La manifestazione nazionale si svolgerà a Roma e partirà alle 10 da piazza della Repubblica. Anche gli studenti delle scuole superiori stanno affilando le armi: l'Unione degli studenti ha organizzato una tre giorni, dal 21 al 23 ottobre, di occupazioni e autogestioni degli istituti. In quei giorni il Senato dovrebbe approvare con il voto di fiducia il decreto-Gelmini. "Per questo abbiamo deciso di invitare le studentesse e gli studenti di tutta Italia a bloccare la didattica proprio in questi giorni, dimostrando ancora una volta tutta la nostra contrarietà a questo provvedimento", spiega Valentina Giorda. Il clou della protesta del personale della scuola è previsto per fine mese: il 30 ottobre incroceranno le braccia gli aderenti alla Flc Cgil, Cisl e Uil scuola, Snals Confsal e Gilda degli insegnanti. Mentre il mondo universitario e della ricerca hanno già attivato le procedure per una giornata di sciopero che si svolgerà probabilmente il 14 novembre.

I motivi della protesta. Elencarli tutti non è cosa semplice. Il mondo della scuola è in rivolta per la cura dimagrante imposta dalla Finanziaria che farà sparire 132 mila posti in tre anni. Operazione che avrà effetti disastrosi sui 270 mila precari nelle liste provinciali. C'è poi il Dimensionamento della rete scolastica che dovrebbe cancellare dalla geografia scolastica italiana 2.600 istituzioni scolastiche e 4.200 plessi. Operazione che imposta alle Regioni, che ne hanno competenza, con un diktat poco gradito dai governatori che si rivolgeranno alla Corte costituzionale. L'intera scuola elementare combatte la "restaurazione" del maestro unico che dovrebbe sostituire il team di tre insegnanti su due classi. E il personale della scuola ricorda al governo di avere il contratto scaduto da 10 mesi. A mettere la ciliegina sulla torta ci ha pensato l'altro ieri la maggioranza che ha approvato una mozione che prevede le "classi differenziate" per gli alunni stranieri.

Università e mondo della Ricerca ritengono di essere affossati dai i provvedimenti "ammazza precari" e per i tagli alle università. Gli studenti dell'Unione degli universitari hanno coniato lo slogan "sorridi ... se ci riesci". Il decreto-legge prevede la riduzione annuale fino al 2013 del Fondo di finanziamento ordinario e un taglio del 46 per cento sulle spese di funzionamento. E ancora: una drastica riduzione del turn over al 20 per cento per l'università, la trasformazione degli atenei in fondazioni aperte ai privati. C'è poi la questione dei precari degli enti di ricerca che in base ad un disegno di legge del governo dovranno essere stabilizzati entro il 30 giugno 2009. Coloro che non avranno i requisiti o non troveranno posto saranno licenziati. Secondo la Cgil sono 60 mila i cervelli che fra pochi mesi dovranno trovarsi un altro lavoro o un altro paese che li ospiti.