Sindacati di base
divisi sullo sciopero.

di R.P. La Tecnica della Scuola, 16.10.2008.

Cobas, Cub e Sdl scioperano il 17 ottobre, mentre l'Unicobas protesterà il 30 insieme con confederali, Snals e Gilda. Nostra intervista a Stefano d'Errico, Unicobas. Centralità del problema dei precari dell'istruzione.

Situazione quanto meno strana, quella si sta creando nel comparto scuola.
Il 17 ottobre è in programma lo sciopero di Cobas, Cub Scuola e Sdl. Ma una importante sigla del sindacalismo di base proclama lo sciopero per il 30 e cioè nella stessa data decisa da Confederali, Gilda e Snals. Di questo insolito scenario parliamo con Stefano d'Errico, segretario nazionale Unicobas.

Che succede, d'Errico?

Lo sciopero del 17 ottobre è stato proclamato dai Cobas nel mese di giugno insieme alle RdB-Cub del pubblico impiego e ad Sdl dell'Alitalia. Non è stato pensato per la scuola: è uno sciopero generale per tutto il mondo del lavoro. Nel frattempo sono state rese note le brillanti idee della Gelmini: maestro unico, eliminazione del tempo pieno ed inevitabile ritorno al dopo-scuola comunale su "base padana" (il Sud non avrà neanche questo); eliminazione del tempo prolungato alle medie; obbligatorietà delle "classi primavera" e trasformazione definitiva della scuola dell'infanzia in succursale degli asili-nido; il tutto con la soppressione di 87.500 cattedre e 40.000 posti Ata in 3 anni (come se i 25.000 tagli complessivi vergognosamente previsti da Prodi non bastassero).

E quindi?

E’ evidente invece che la scuola aveva ed ha bisogno di uno sciopero specifico. Il giorno successivo al 17 i giornali parleranno al massimo di uno sciopero contro Brunetta ed il suo attacco ai "fannulloni" del pubblico impiego, o di una manifestazione sul problema del "precariato sociale". Con tutto il rispetto, ci pare un qualcosa che non "centra" il problema dell'emergenza scuola, né quello dei precari dell'istruzione, i primi ed i più numerosi da sempre ma al tempo stesso i peggio trattati ed oggi destinati a lasciare ogni speranza (anche sulle supplenze), semplicemente perché non sono entrati.

A proposito di precariato: il Governo Prodi aveva messo in cantiere 150mila assunzioni, ma ora, con i tagli previsti dalla legge 133, sarà difficile realizzare quel programma. D'altronde se non ci sono posti, è quasi impossibile assumere. Lei ha in mente una proposta?

Se il Paese vuole riprendere a crescere, deve investire nel futuro, cioè nella scuola, come un paese normale. Un paese avanzato dovrebbe fare ciò che è stato fatto a suo tempo nel resto d'Europa: cogliere l'occasione data dal calo delle nascite per individualizzare maggiormente la didattica. Bisognerebbe prendere esempio dalle elementari, non a caso la nostra scuola di maggior qualità (alla quale invece mettono mano per controriformarla): impiegare e non eliminare le compresenze, tornare allo spirito istitutivo della legge 270/82 con una dotazione organica aggiuntiva di istituto, che dia stabilità e risolva il problema della precarietà didattica delle "supplenze", per un'istruzione che sviluppi il sapere critico, approfondita e non minimalista, interculturale e partecipativa.

Inoltre, assorbiti i precari, occorre lavorare ad una vera formazione di base, magari mettendo a frutto le esperienze acquisite sul campo nella scuola militante, utilizzandole in un percorso universitario basato molto sull'esperienza pratica e sul tutoraggio: questa sarebbe una vera "carriera".

Torniamo allo sciopero del 30: non è un po’ strana la vostra scelta di scioperare nella stessa data dei confederali?

Il punto è che Confederali ed "autonomi" hanno lasciato che il decreto venisse approvato alla Camera prima di indire una giornata di lotta unitaria. Ed ora che finalmente Confederali, Snals e Gilda si sono decisi (e speriamo che non sia troppo tardi), come possono i Cobas, con la stessa testardaggine dimostrata rispetto al nostro sciopero del 3, mantenere ancora la data del 17 a fronte dello sciopero unitario del 30 ottobre (il primo così vasto da moltissimi anni)? Per quanto riguarda l'Unicobas, noi ci saremo, perché questa volta le scuole vengano chiuse davvero tutte, ed anche per dimostrare in piazza che esiste qualcosa di ben diverso da quel sindacalismo tradizionale e burocratico che nel passato (anche recentissimo) ha accumulato moltissime responsabilità a fronte dello sfascio progressivo della scuola italiana.

Nel numero di Tecnica della Scuola in uscita in questi giorni pubblichiamo una più ampia intervista a d'Errico che chiarisce anche la posizione del suo sindacato in materia di contratto e contrattazione.