Legge 104 e permessi:
la FISH chiede un confronto.
Le ripetute proposte avanzate in queste
settimane dal Ministero per la Funzione Pubblica, retto da Renato
Brunetta, rischiano certamente di creare ulteriore confusione in
ambito di benefìci previsti per i lavoratori che assistono un
familiare con handicap grave. La FISH (Federazione Italiana per il
Superamento dell'Handicap) sottolinea con forza che quei benefìci
sono una misura a favore delle persone con grave disabilità e pur
dichiarandosi del tutto disponibile a un confronto per discutere
assieme provvedimenti contro gli abusi, è anche pronta alla
mobilitazione in occasione della discussione dei prossimi, ennesimi
emendamenti di modifica alla Legge 104/92.
C.G. da
Superando,
19.10.2008
In sedici anni
l’articolo 33 della Legge
104/92 è
stato oggetto di oltre cento provvedimenti fra
modifiche legislative, circolari applicative ed esplicative degli
Istituti Previdenziali e dei Ministeri, pareri del Consiglio di
Stato e Sentenze della Corte Costituzionale. Senza contare la
giurisprudenza ordinaria.
Una produzione che la dice lunga sulla "confusione"
normativa attorno ai benefìci previsti per i
lavoratori che assistono un familiare con handicap grave.
Una confusione che è la prima causa delle elusioni - odiose - e
delle furberie, ma anche del mancato riconoscimento dei benefìci
a chi ne ha effettivamente diritto.
Le ripetute proposte avanzate in queste settimane dal
Ministero per la Funzione Pubblica vanno nella stessa
direzione: introdurre nuove clausole, fissare "bizzarre condizioni",
colpire nel mucchio, insomma.
Una logica che non produrrà i risultati che il Ministero si attende,
ma che porterà solo ad aggravi per la stessa
Pubblica Amministrazione e a disagi gravi e disorientamento per
chi ha effettivamente necessità di quell’aiuto.
La FISH (Federazione Italiana per il Superamento
dell’Handicap), tornando al dettato normativo dell'intera Legge 104,
ritiene - senza timori di smentita - che i permessi lavorativi
previsti dall’articolo 33 siano una misura a favore della
persona con grave disabilità e non tanto degli stessi
lavoratori, misura che andrebbe calibrata anche a seconda del
bisogno.
I permessi, infatti, non sono né possono essere considerati
un "risarcimento" o una "compensazione" per la presenza di
una persona con disabilità in famiglia, ma un'opportunità in
più per poter assistere e supportare materialmente la
persona con grave disabilità o per potergli consentire di
essere protagonista della sua vita.
È un concetto - quello sancito dal Legislatore - che dev'essere
di guida sempre: sia per i lavoratori, sia per le
associazioni, che per il Parlamento.
Questo principio va tutelato e da questo principio derivano ricadute
operative: se un lavoratore assiste effettivamente il familiare
gravemente disabile, i permessi gli vanno accordati.
Ma se non lo assiste, dimostratamente, i benefìci gli vanno
revocati.
I danni che provocano le elusioni colpiscono l’efficienza della
Pubblica Amministrazione e il tessuto produttivo, ingenerando però,
al tempo stesso, odiose stigmatizzazioni nei confronti di
chi ha effettivamente bisogno.
La FISH, quindi, non può che rigettarle e favorire l’adozione di
misure - che siano però credibili - in modo tale da
impedire tutti gli abusi e da garantire la certezza di un diritto.
«La FISH - dichiara il suo presidente nazionale Pietro
Barbieri - ha le idee chiare, ha soluzioni
sostenibili ed efficaci da proporre, ma quando ha cercato
il dialogo su basi serie, non è stata ascoltata.
Nel frattempo continuavano a proliferare proposte inconcludenti e a
tratti ottusamente vessatorie. In questa situazione
estremamente confusa, e pericolosa, la FISH non può
che ribadire la propria responsabile disponibilità ad un confronto,
ma, con altrettanta fermezza, dichiarare la propria
intenzione ad una mobilitazione in occasione della
discussione dei prossimi ennesimi emendamenti di modifica della
Legge 104/92». (C.G.)