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FINOCCHIARO : «non finsice qui».
Scuola, il decreto Gelmini è legge Il ministro:
Sì del Senato al provvedimento. Palazzo Madama
«assediato». Il Corriere della Sera, 30.10.2008 ROMA - Il decreto Gelmini (il 137 del 2008) è legge. Il Senato ha approvato con 162 voti favorevoli, 134 contrari e 3 astenuti il provvedimento che porta il nome del ministro dell'Istruzione e che prevede, tra le altre cose, il ritorno dal 2009-2010 delle classi con il maestro unico nella scuola primaria e il voto in condotta che farà media con quelli conseguiti nelle altre materie (la scheda). «LA SCUOLA CAMBIA» - «La scuola cambia. Si torna alla scuola della serietà, del merito e dell'educazione» ha detto la Gelmini dopo il sì al decreto, annunciando che entro una settimana metterà mano a un piano che riguarda l'Università. Soddisfatto il premier Silvio Berlusconi che parla di «grande risultato» senza risparmiare dure critiche alla sinistra, colpevole, a suo dire, di ingannare gli studenti in piazza. «Spiace che i manifestanti siano stati presi in giro, perché evidentemente è una truffa che si è combinata alle loro spalle» ha detto il presidente del Consiglio annunciando inoltre che nella Finanziaria saranno effettuate delle correzioni che riguardano la scuola privata. Riferendosi alle proteste degli studenti, il premier ha anche detto che il governo è stato «di manica larga». «Abbiamo detto: manifestate come volete, dove volete, ma non potete impedire a chi vuole studiare e a chi vuole insegnare di esercitare il proprio diritto» ha detto Berlusconi, precisando che solo per aver pronunciato queste frasi è stato frainteso dalla stampa. OPPOSIZIONE IN PIAZZA CON GLI STUDENTI - Nonostante il via libera al decreto sulla scuola, gli studenti che si erano radunati già prima del voto sotto Palazzo Madama sembrano non voler mollare. «Continueremo al nostra lotta nelle Università e nelle scuole», hanno annunciato. Dopo il voto, tutti i 119 parlamentari del Pd e i 14 dell'Idv sono scesi in Piazza per parlare con i manifestanti. I dipietristi si sono detti «pronti a raccogliere le firme per il referendum abrogativo». E il Pd, attraverso Anna Finocchiaro, ha ammesso che «il referendum è uno strumento di democrazia diretta per rispondere a un governo che si tappa orecchie e bocca». GLI STUDENTI E NAPOLITANO -Applausi degli studenti radunati in piazza Montecitorio a Giorgio Napolitano. Il presidente della Repubblica, stava uscendo dalla Camera, dove ha assistito all'apertura di un convegno sul 4 Novembre, e ha ricambiato il saluto dei manifestanti facendo un cenno con la mano. Momenti di tensione invece a piazza Navona, dove si sono registrati scontri tra studenti di destra del Blocco Studentesco e manifestanti dell'Unione degli Studenti. «SILENZIO OPACO» - Clima acceso in Aula durante le dichiarazioni di voto. La Pd Anna Finocchiaro si è rivolta direttamente al ministro nel suo intervento. «Il suo silenzio è indifferente e opaco - ha attaccato la senatrice siciliana -. Alle domande lei non risponde. Di queste giornate colpisce il disprezzo per le ragioni degli altri» è l'affondo della senatrice siciliana. «Pensate che approvando questo decreto finisca qui. Non è così». Un avvertimento alla maggioranza, accolto dai colleghi del partito, tutti in piedi, con un lungo applauso. «Pagliacci» hanno gridato invece i senatori del Pdl. COSSIGA SHOW - Ha suscitato non poche polemiche l'intervento a Palazzo Madama di Francesco Cossiga. Il senatore a vita si è detto favorevole alla conversione in legge del decreto sulla scuola, accusando chi è in piazza di «protestare contro il nulla» favorendo i «baroni universitari». Il presidente emerito ha parlato a braccio, abbandonandosi ai ricordi di quando, ministro dell'Interno, si trovò a fronteggiare la contestazione studentesca e il Movimento degli autonomi nelle università. «Erano i tempi di Berlinguer non di Walter Veltroni, i tempi di Alessandro Natta e non di Franco Marini. Erano i tempi del glorioso Partito comunista - ha ricordato Cossiga in Aula - Quando Luciano Lama venne cacciato dall'Università, il gruppo del Pci si alzò in piedi ad applaudirlo. E io venni applaudito perché avevo fatto picchiare a sangue gli studenti che avevano contestato Luciano Lama».
LA LEGA BACCHETTA
IL MINISTRO
- A Palazzo Madama il gruppo della Lega ha bacchettato il ministro
per le dichiarazioni su Obama. «La sosterremo sempre nella sua
azione, signor ministro. Ma una cosa dobbiamo dirle in tutta
sincerità - ha detto il presidente dei senatori del Carroccio
Federico Bricolo -: l'intervista rilasciata giorni fa (al Corriere,
ndr) in cui lei sosteneva che il suo modello è Barack Obama,
francamente non ci è piaciuta». Parole che hanno suscitato il forte
disappunto dei senatori dell'opposizione, in particolar modo di
quelli del Partito Democratico.
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