Precari: l'uovo di Colombo

 Libero Tassella da Professione Insegnante, 26.11.2008

Per risolvere in modo strutturale il problema del precariato docente bisogna rivedere la politica sciagurata sui tagli di organico e sull’aumento degli alunni nelle classi, che fa coppia con quelli sulla sicurezza degli edifici scolastici, gli uni colpiscono nella carne e negli affetti, gli altri nella mente e nel futuro delle nuove generazioni; nonché bisogna assumere, rendendo contrattualmente stabile il lavoro degli insegnanti precari, e farlo su tutti i posti vacanti negli organici, evidentemente lì dove c’è bisogno, attraverso una graduatoria nazionale di assunzioni, rivedendo per questo e da subito l’ambito territoriale, ora provinciale, della validità delle graduatorie ad esaurimento; non disperdendo quel precariato docente, vera risorsa della scuola italiana, che ha accumulato negli anni esperienze educative, didattiche, disciplinari, ad invarianza di retribuzione e con contratti instabili negli anni e a volte in situazioni di grande disagio logistico.

E’ l’uovo di Colombo, ma è una verità incontrovertibile.

C’è bisogno di volontà politica bipartisan, volontà che è mancata al governo precedente ma che è deficitaria soprattutto in questo governo e nelle forze politiche che lo sostengono, problema che è percepito purtroppo in modo, spiace dirlo, superficiale anche da alcuni esponenti dell’attuale opposizione ed è strumentalizzato, a volte secondo prassi apertamente propagandistiche, da partiti e sindacati.

Oggi i precari purtroppo hanno un appeal politico-sindacale a dir poco inesistente, sembrano dei fantasmi, invisibili ai più; tanto che per materializzarsi in modo creativo protestano a Napoli in Piazza Vittoria, materializzandosi come lavavetri in una rigida domenica autunnale.

La verità che il reclutamento stabile nella scuola non è un problema solo occupazionale, ma è una garanzia tout court dei livelli qualitativi dell’offerta formativa nella scuola pubblica, artatamente letta dall’attuale ministro dell’istruzione come uno stipendificio.


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