P a v o n e R i s o r s e

Maestro unico o prevalente?

di Giuseppe Adernò da Pavone Risorse, 15.11.2008

L’articolo 4 della Legge 169, approvata al Senato il 29 ottobre ha come sottotitolo “insegnante unico nella scuola primaria”.

E’ questo un tema che ha riscaldato il dibattito estivo sulla scuola, ha infervorato le piazze, ha portato sulle strade anche tanti bambini coinvolti nei cortei di contestazione alla “riforma Gelmini”.

Su quest’argomento, in occasione del convegno provinciale dell’ANP di Catania è stato illuminato relatore il dirigente Reginaldo Palermo della scuola di Pavone Canavese e direttore del sito www.pavonerisorse.it

La diligente lettura della legge approvata dal Senato al comma 1, così recita: “È previsto che le istituzioni scolastiche della scuola primaria costituiscono classi affidate ad un unico insegnante e funzionanti con orario di 24 ore settimanali”.
Il testo prosegue “Nel regolamento si tiene comunque conto delle esigenze, correlate alla domanda delle famiglie, di una più ampia articolazione del tempo scuola”.

Tutto ciò rimette in discussione il tanto clamore fatto in questi giorni e nell’attesa dei regolamenti applicativi che per norma dovranno essere discussi dalle Commissioni parlamentari e passare al vaglio del Consiglio di Stato per definirne la legittimità, entro 90 giorni, si prevede che eventuale modifica organizzativa potrà avvenire soltanto nel 2010.

Al comma 2 ter si legge comunque che “ la disciplina prevista del presente articolo entra in vigore dall’anno scolastico 2009.2010, relativamente alle prime classi del ciclo scolastico “. Tale dicitura fa pensare ad un avvio di sperimentazione che verrà messa in atto, nell’attesa dell’entrata in vigore dei regolamenti applicativi che riguarderanno anche i compensi per le ore d’insegnamento aggiuntive rispetto all’orario dell’obbligo.

L’organizzazione del tempo scuola fa parte dei principi dell’autonomia scolastica e quindi le scuole con struttura oraria a tempo pieno potranno continuare a gestirsi l’organico assegnato, così pure le scuole con una progettualità oraria flessibile, con refezione scolastica e rientri pomeridiani.

Sembra proprio naturale che, com’è affermato anche da illustri pensatori della Sinistra, "la politica dei tagli in linea di principio non è negativa", se una scuola adotta il sistema orario delle 24 ore non ha necessità di avere il doppio insegnante in classe.

Le statistiche che non sono sempre opportunamente socializzate rivelano che il rapporto 10 insegnanti per 100 alunni con un orario di 40 ore settimanali è doveroso e legittimo, non così lo stesso rapporto di 10 insegnanti con 100 alunni di cui 5 con un servizio scolastico a 40 ore e 95 alunni a 27 o 30 ore settimanali.

Il dibattito circa l’opportunità della figura del maestro come unico riferimento per il bambino che si avvia nel cammino dell’apprendimento ci accompagnerà ancora per lungo tempo, anche perchè non sono state effettuate delle ricerche e dei monitoraggi scientifici circa l’efficacia di migliore rendimento dell’organizzazione modulare che ha avuto aspetti positivi quando tra i tre docenti si è instaurato un rapporto collaborativo di cooperazione didattica, ed aspetti ancor più deleteri nei casi di palese contrasto o contrapposizione tra i docenti del team.

Anche sul maestro unico gravano delle responsabilità didattiche che se positive e ben armonizzate accompagnano e guidano l’iter formativo del bambino che cresce, ma se la relazione educativa tra maestro ed alunno risulta poco efficace ed improduttiva le conseguenze saranno ancor più disastrose.

L’esperienza dei direttori didattici, i quali hanno gestito la scuola con i due moduli organizzativi conferma che con l’introduzione del modulo dei tre docenti in due classi il contenzioso di opposizione e di contrasto famiglia-insegnante-scuola si è di molto ridimensionato, perché all’interno del team c’era sempre qualcuno che assumeva il ruolo di prestigio e di positività in risposta alle attese della famiglia.

L’eventuale riproposizione del modello del docente unico, qualora non sia garantita la professionalità e la competenza didattica del docente, riproporrà i problemi di un tempo, non del tutto sopiti.

La scuola primaria pensata e disegnata nella logica della complessità dei saperi ha messo in atto una specializzazione professionale che oggi si rivela non pronta a gestire la funzione correlata ai compiti del docente unico. La proposta e la richiesta di una puntuale e capillare azione formativa che investe per quest’anno i docenti delle classi quinte che il prossimo anno avranno assegnate le classi prime, è quanto mai urgente e nella provincia di Catania è stato già avviato presso l’Istituto Parini un corso di autoformazione tra i docenti interessati delle scuole della provincia etnea.

Resta ancora aperto il passaggio innovativo della cultura di scuola che intende superare la limitatezza della classe, spesso troppo stretta ed inadeguata ad un’efficace azione didattica, La strutturazione biennale e la formazione di gruppi di alunni in classi parallele dovrebbe tendere ad una migliore organizzazione della didattica e ad un’efficace utilizzazione delle risorse presenti a scuola.

La ricchezza delle competenze professionali dei singoli docenti non possono e non devono essere mortificate dalla rigidità delle norme prescrittive e se in una scuola sono presenti delle risorse professionali specifiche per l’insegnamento della lingua inglese, della musica, delle attività motorie e della religione è giusto che tali risorse vengano tutte adeguatamente valorizzate anche in modo trasversale alle singole classi. Questa, a mio parere, è autonomia. Questa è la strada del successo scolastico e per una scuola di qualità.