Istruzione e merito Università, tre segnali da dare in una settimana Francesco Giavazzi Il Corriere della Sera, 3.11.2008 Il movimento degli studenti nato in queste settimane è diverso da quello di 40 anni fa. Abbandonate le illusioni del '68 ( L'immaginazione al potere) gli studenti pongono richieste che dimostrano chiarezza e maturità, diversamente dalle fumose dissertazioni di molti politici. Governo e opposizione hanno il dovere di dare una risposta evitando di ridurre l'università ad uno dei tanti temi di scontro politico. È già accaduto per la scuola elementare e non è stato uno spettacolo edificante. Alcuni problemi richiedono un intervento urgente: si tratta innanzitutto di modificare entro la fine di questa settimana le modalità dei 4-5 mila concorsi già banditi che sono un vero scandalo. È sufficiente un decreto del governo per impedire questo scempio. Il futuro del nostro capitale umano, il futuro dei nostri figli esigono che maggioranza e opposizione trovino un modo di affrontare insieme questi temi. Alcuni problemi richiedono un intervento immediato (già questa settimana), altri richiederanno più riflessione.
(I) Il problema più urgente è la pioggia di concorsi universitari già banditi: un totale di 4-5 mila posti che, tranne casi rari, non apriranno le porte delle università ai giovani, ma promuoveranno docenti e ricercatori che già lavorano nell'università e spesso vi sono entrati senza alcun vaglio. Lunedì prossimo tutti i docenti sono chiamati a votare per eleggere i commissari di questi concorsi i cui vincitori sono quasi tutti noti prima ancora che vengano formate le commissioni. Inoltre, nel caso dei 1.800 posti di professore, i vincitori non saranno 1.800, ma 3.600. Infatti le commissioni nominano 1.800 professori per i quali il posto non c'è! Non fermare questo scempio significa perdere definitivamente ogni credibilità e non essere più autorizzati a proporre una qualsiasi riforma dell'università. Poiché i concorsi sono già stati banditi lo spazio di intervento è limitato; tuttavia, anche se il margine è ristretto, alcune modifiche si possono apportare tramite lo strumento di un decreto legge. Ad esempio, si può decidere che i commissari siano sorteggiati, anziché eletti — forse non il sistema ideale, ma certamente migliore di quello attuale: elezioni truccate. Il decreto dovrebbe anche cancellare il doppio vincitore e limitare il numero dei vincitori al numero dei posti disponibili. Nel caso dei ricercatori le prove d'esame dovrebbero essere sostituite con una valutazione della tesi di dottorato e altre pubblicazioni, come avviene nel resto del mondo, evitando così il vizio di comunicare al candidato prescelto le domande in anticipo. Questi provvedimenti debbono essere adottati entro questa settimana: dopodiché i concorsi non potranno più essere fermati.
(II) I finanziamenti. Il fondo per il funzionamento ordinario delle università (Ffo) il prossimo anno rimarrà sostanzialmente invariato. Al Ffo si aggiunge, per il triennio 2008-2010 un contributo straordinario di 550 milioni l'anno deciso dal governo Prodi. I problemi si porranno a partire dal 2010. Nel 2011 cesserà il fondo straordinario e il Ffo (così prevede la legge finanziaria) scenderà a 6.030 milioni: in quell'anno il taglio totale sarà di 1.390 milioni. A mio parere la questione non è decidere se questi denari siano troppi, o troppo pochi, ma quale tipo di università debbono finanziare. Se ci sono pochi quattrini diventa ancora più vitale spenderli bene. È necessario prima di tutto decidere il modo in cui i finanziamenti vengono allocati: destinarli in funzione del numero degli studenti è una sciagura, poiché induce le università ad attrarre studenti offrendo corsi insensati e nel contempo induce i docenti a non bocciare mai nessuno, nel timore che la fama di università severa tenga lontani gli studenti. Non si può cambiare l'università in una settimana, ma si può dare un primo segnale forte: il fondo straordinario di 550 milioni, circa l'8% del finanziamento ordinario, potrebbe essere già da quest'anno assegnato secondo i risultati dell'esercizio di valutazione della ricerca concluso nel 2005 e riservato alla ricerca (quindi non utilizzabile per aumentare gli stipendi).
Il decreto dovrebbe
impedire da subito che le università con i conti fuori regola
possano bandire nuovi posti; invece dovrebbe far sì (allentando le
norme sul turn over) che le altre abbiano la possibilità di
reclutare giovani ricercatori. E, per l'ennesima volta, dovrebbe
liberalizzare le tasse universitarie prevedendo che le università
siano obbligate a destinare il maggiore incasso a borse di studio o
alla realizzazione di residenze universitarie.
(III) Infine governo
ed opposizione dovrebbero confrontarsi sul futuro dell'università
delegando la stesura di un progetto ad un gruppo di esperti, ad
esempio il Gruppo 2003, formato dai 30 professori italiani con
impact factor più alto, cioè le cui pubblicazioni hanno avuto il
maggior numero di citazioni scientifiche internazionali. |