Il tranello

di Aristarco Ammazzacaffè  da ScuolaOggi, 27.11.2008

Nell’intervento a Montecatini Terme della scorsa settimana, in non so quale Convegno con messa annessa o premessa, il Ministro MaryStar, la Gelmini dell’Istruzione, ha superato se stessa. Ormai è lanciata e le sue uscite fanno sempre più effetto. In tutti i sensi.

L’ultima: il suo appassionato attacco all’”ideologia del 18 e del 6 politico”. Quella secondo cui, se riesco a ricordare: “io non studio, perché ci sono ragioni, ma tu mi promuovi”; o anche “tu non studi, ma io ti promuovo comunque, per via delle ragioni”.
Vibrante, al riguardo, il suo “Basta!”: “Basta con l’ideologia del 18 e del 6 politico; da ora in poi, merito e rigore”, incitava con carica che non sapevi cosa pensare. E mi chiedo anche adesso, ripensandoci - proprio come quando vedo Gasparre o Cicchitto -, se la Nostra, in genere e in dettaglio, ci è o ci fa. In ogni caso, ammirevole.

Ciò detto, una domanda semplice semplice: Ma i suggeritori di quei fervidi “Basta” non le hanno spiegato che questa è roba di 30-35 anni fa? E che quei numeri oggi sono buoni forse a farci un ambo, sulla ruota di Reggio Calabria - che come sappiamo le porta fortuna - e niente di più?

Praticamente archeologia scolastica. Tipo “Malfatti”. Oggi, il problema semmai è un altro. Sono i 3 e 4 che fioccano anche quando non dovrebbero, soprattutto in alcune materie. Ma questa è un’altra storia. E mi chiedo anche: Non glielo ha raccontato la mamma, che pure all’epoca c’era, come fu e come non fu?

Io, in questa vicenda, continuo a vederci un tranello. Sono convinto che quelli che le hanno suggerito l’uscita hanno voluto, con quella colossale scivolata (chiamiamola così), farla apparire più di quello che lei effettivamente è. Capitemi. E questo con un disegno preciso. Dietro il quale non è difficile intravedere due protagonisti assoluti: il neo-etico Tremonti e il neo-andertal Calderoli. Il primo perché la MaryStar gli sta rubando la scena (Ormai, in Tivvù e sui giornali, c’è sempre lei e solo lei in tutte le salse. Mi sembra di sentirlo: “Ma si può? Una segretarietta da ufficio legale in provincia”); l’altro, in combutta col Boss, perché le vuol fare le scarpe, a guisa padana, che son le cose che gli riescono meglio.

Bisogna perciò che qualcuno le dica che deve diffidare di costoro. E invece dar retta a Brunetta, che - quello sì - è buono, anzi è meglio. Mi ha letteralmente colpito quando, pochi giorni fa, l’ho visto in Tivvù mentre bighellonava per Roma attorniato da tre vallette, quattro spanne più alte di lui e con le mani a turno intrecciate alle sue. Una icona, praticamente. Un esemplare.

Si fidi di lui, Ministra. E si giochi quei numeri, sulla ruota che sa già.

Un interrogativo a margine: Ma come fa lo statista di Arcore e Brianza a sceglierseli così assortiti? Quale sagacia! Un mostro. Proprio vero il detto: simili coi simili. Ovvero (che è meglio): dio prima li fa e poi li accoppia.


P.S.
Per la serie: “Dio li fa….”, da richiamare l’intervista televisiva, l’altra sera, della giornalista Bignardi a Mara Carfagna, ministra pari-opportunista per l’attuale governo.
Ero tra i fortunati telespettatori.

A vederla così ben messa, non le mancava proprio niente. Neanche l’arroganza da padroncina e le parole a raffica che non finivano mai. E’ forse per questo che non ce l’ho fatta a sentirla fino in fondo. Sono di stomaco debole. Lo confesso.

Ma una cosa l’ho sentita: suo padre, da cui ha ereditato la passione anticomunista, è preside a Salerno e sono presidi anche due suoi zii; la madre, in quanto donna, è insegnante.

Gente, quindi, soprattutto per il mestiere, rigorosa ed eticamente solida.

E tutta così, per esplicita ammissione, è cresciuta anche lei. Se non per qualche dettaglio un po’ ‘sbilanciato’ – diciamo così -, apparso su Novella 2000, Calendari d’alta tensione et similia.

Però è solo grazie al ‘dettaglio’, raccontano le fonti, che fu ammessa a corte.

Ma si può!

Quando uno dice, la vita.