Torna l'ipotesi del «concorsone»

Università, il governo apre
«Siamo pronti al confronto»

Entro 10-12 giorni saranno pronti i due provvedimenti della Gelmini.
Ronchi: «Niente decreti»

L. Sal. Il Corriere della Sera, 3.11.2008

ROMA — L'onda non si ferma. Contro i provvedimenti su scuola e università non c'è solo la fiaccolata di ieri sera a Roma: i collettivi universitari hanno annunciato altre due giornate di mobilitazione, per il 7 e per il 14 novembre. E il governo va avanti, pur cercando di evitare il muro contro muro. «Il presidente Berlusconi — dice il portavoce Paolo Bonaiuti — è convinto che l'università abbia bisogno di una seria e profonda riforma. Ad essa sta lavorando il governo, primo tra tutti il ministro Gelmini, in continuo contatto con il presidente del Consiglio». Insomma, la titolare dell'Istruzione, che venerdì scorso è stata applaudita da tutti i colleghi durante il consiglio dei ministri, dovrebbe portare i suoi testi in Cdm al massimo entro la settimana prossima.

Le novità più importanti riguarderanno il sistema di reclutamento dei professori, con l'ipotesi di tornare al vecchio concorsone nazionale al posto di quelli banditi dalle singole università, spesso poco trasparenti. Ma si interverrà anche sull'assetto organizzativo degli atenei, bilanciando la possibilità di aprire alle fondazioni private con qualche correzione che consenta di salvare il carattere pubblico delle facoltà. Queste misure troveranno posto nel primo dei due provvedimenti che il governo dovrebbe presentare nel giro di 10-12 giorni. Una riforma di legislatura, in continuità con i progetti illustrati dal ministro in Parlamento già prima dell'estate. Sono le cosiddette linee guida, che dovrebbero ridisegnare dalle basi l'università del futuro e che vengono discusse con il mondo accademico, con la Crui (la Conferenza dei rettori), il Cnu (Comitato nazionale universitario) e il Cnsu, il Consiglio nazionale degli studenti universitari. Il secondo provvedimento, invece, riguarderà le disposizioni urgenti, che hanno comunque un costo e sulle quali è determinante l'assenso del ministro dell'Economia, Giulio Tremonti.

Il testo è ancora all'esame degli esperti. «In ogni caso — assicura il ministro per le Politiche comunitarie, Andrea Ronchi — non ci sarà nessun decreto legge, nemmeno per le disposizioni urgenti. E la riforma complessiva sarà un testo aperto al confronto con l'opposizione e con il mondo universitario». L'opposizione ne approfitta per chiedere al governo di fare marcia indietro: «Escano dal bunker — dice per il Pd l'ex ministro dell'Istruzione Giuseppe Fioroni — e ascoltino le legittime richieste del Paese. Non è mai troppo tardi per ripensarci ». «Basta atti di arroganza — aggiunge per l'Udc Pier Ferdinando Casini — una riforma ci vuole. Ma una riforma basata solo sui tagli non farà che acuire le divisioni che ci sono oggi in Italia».