Bugie e luoghi comuni. di Francesco Mele da ReteScuole del 3.11.2008 Tralascio la variegata campagna denigratoria avviata in grande stile già da troppo tempo contro tutto il personale della scuola e proseguita ultimamente con il fannullonismo del ministro Brunetta. Mi porterebbe via troppo tempo e potrebbe sembrare una difesa interessata. Mi limiterò alle affermazioni che ho sentito in questo ultimo mese in trasmissioni e interviste che hanno offerto al governo una platea, spesso senza contraddittorio, per sostenere le tesi di una cosa che si ostinano a chiamare riforma ma che è solo una riorganizzazione del sistema scuola col fine apertamente dichiarato di risparmiare 8 miliardi di euro in tre anni.
1) La spesa per la scuola è fuori controllo. NON
E' VERO !!!! In questi anni la spesa per la scuola è costantemente
diminuita. Dati MPI dicono che negli anni '90 era il 4,0% del PIL,
ora è del 2,8% del PIL!!!! L’ITALIA SPENDE PER L’ISTRUZIONE MENO
DELLA MEDIA dei Paesi OCSE (dati CENSIS), IN ITALIA SPENDIAMO PER LA
SCUOLA: il 9,7 % della Spesa Pubblica, contro il 13,3 OCSE, come
ribadito da una recentissima inchiesta OCSE (PUBBLICATA DA TUTTA LA
STAMPA.).
2) Nelle scuole private invece il finanziamento
statale dal 2000 (anno dell’istituzione della parità scolastica) al
2007 è triplicato passando da 179 milioni € a quasi 545 milioni €
senza contare i finanziamenti delle regioni e degli enti locali e i
buoni scuola alle famiglie che scelgono le private (questi ultimi
quintuplicati dal 2002 al 2006, da 30 milioni a 157 milioni €). Ora
– notizia dell’ultima ora – pare che l’unico emendamento previsto
alla futura finanziaria sarà l’abolizione dei tagli previsti per la
scuola privata!!!
3) Il 97% della Spesa per la scuola è destinata
agli stipendi. NON E' VERO !!!! La spesa per l'istruzione è composta
da 42 mld dello stato, più 10 mld di regioni ed enti locali, in
totale 52 mld. Per lo stipendio del personale si spendono 41 mld,
che su 52 mld complessivi rappresentano il 78% del totale, una
percentuale al disotto del 79%, che è la media europea. Allo stesso
nostro livello ci sono ad es Germania, USA, Gran Bretagna, Francia,
Spagna, Norvegia, Olanda
4) In Italia ci sono 1.350.000 insegnanti FALSO!
Gli insegnanti sono 843.000 e col resto del personale si arriva a
circa 1 milione e 100.000.
5) Aumentano i docenti, diminuiscono i bambini.
NON E' VERO!!!! Dall'anno scolastico 2001/02 fino all'anno
scolastico 2007/08 gli alunni sono costantemente cresciuti (+143.379
pari a +1,9%) [mentre i docenti sono aumentati solo di +12.392
(+1,5%)] ma le cattedre sono diminuite di –18.314 (–2,6%) (dati del
MPI). Pensate che nella sola scuola superiore dall’AS 2006-2007 all’AS
2007-2008 gli alunni sono aumentati di +8.369 alunni ma le classi
sono diminuite di –42 e le cattedre addirittura di 1.325
6) In Italia ci sono TROPPI Insegnanti. E' FALSO
!!!! Ricordiamoci che in Italia abbiamo oltre 88.000 Insegnanti di
Sostegno per gli Alunni Diversamente Abili (che svolgono una
importantissima funzione educativa e sociale) e che SOLO IN ITALIA
RIENTRANO NEL COMPUTO DEL BILANCIO DEL MINISTERO DELL’ISTRUZIONE!!!
Inoltre una serie di figure professionali che in Italia sono
conteggiate tra gli “insegnanti”, altrove sono svolte da ALTRE
figure a carico di ALTRI MINISTERI. Ad esempio in Francia dal
conteggio dei Docenti a carico della Ministero dell’EDUCAZIONE
NAZIONALE sono ESCLUSI i docenti di Educazione Fisica (pagati dal
Ministero della Gioventù e dello Sport) e quelli che insegnano nel
corrispettivo dei nostri Istituti agrari (pagati dal Ministero
dell'Agricoltura) !!!
7) Nelle scuole elementari ci sono tre
insegnanti per classe. FALSO! Nelle classi a modulo gli insegnanti
son tre su due classi, che vuol dire 1,5 per classe, che è cosa ben
diversa.
8) nel DL 137 non si parla di maestro unico ma
di maestro prevalente (predominante secondo Berlusconi). FALSO !!!
L’art. 4 del DL dopo l’approvazione alla camera si intitola
addirittura (Insegnante unico nella scuola primaria) e nel testo si
dice che “le istituzioni scolastiche della scuola primaria
costituiscono classi affidate ad un unico insegnante e funzionanti
con orario di ventiquattro ore settimanali.”
9) Il tempo pieno non verrà abolito. FALSO. Il
tempo pieno è stato già abrogato una volta dalla Moratti nel famoso
decreto 59; è stato poi ripristinato dal ministro Fioroni ma solo a
numero bloccato e per far fronte alle richieste crescenti delle
famiglie è stato mantenuto in vita con pezze più o meno efficaci e
un tempo scuola di 40 ore che in parte, non ovunque, conserva le
caratteristiche del progetto didattico originario, basato su due
insegnanti più lo specialista di lingue che si è aggiunto nel tempo
e le compresenze che consentivano lo svolgimento di attività
laboratoriali per gruppi più piccoli della classe e attività di
recupero degli alunni in difficoltà. Quello che si riuscirà a
mantenere da qui in avanti, forse, sarà un tempo scuola di 40 ore
con 24 curriculari diurne coperte dal maestro unico e il resto
coperte da chissà chi, pagate da chissà chi e per fare chissà cosa,
forse il cosiddetto doposcuola, ma di certo in modo del tutto
slegato dalle azioni del mattino perché non ci saranno più le ore di
programmazione settimanali. Quindi solo badantato e non certo il
progetto didattico che abbiamo conosciuto come TEMPO PIENO.
10) in Italia ci sono più bidelli (159.000) che
carabinieri (116.000), VERO, peccato che le caserme dei carabinieri
siano circa 5000 mentre le scuole oltre 41.000 e che i bidelli dal
2000 al 2008 siano calati di oltre 10.000 unità, con gravi riflessi
soprattutto sul ruolo di assistenza, sorveglianza e vigilanza
all’interno delle scuole che i bidelli svolgono. Inoltre sempre a
proposito dei bidelli si dice che c’è un bidello ogni due classi: a
parte che facendo il rapporto viene circa 2,4 e non due, c’e da dire
che questo parametro non tiene conto che moltissime scuole, oltre al
tempo pieno, sono aperte anche al pomeriggio (come buona parte delle
scuole superiori) e oltre (scuole serali) e che questo comporta
inevitabilmente turnazioni per coprire a volte 16 ore di apertura
della scuola come appunto avviene nelle scuole che hanno corsi
serali. In questi casi non ha senso calcolare il numero di bidelli
per classe ma prevale la copertura del tempo di apertura della
scuola, e quindi appunto la sorveglianza, la vigilanza
Ma questo dei Carabinieri è un esempio
significativo di come con questa campagna mediatica si sia voluto
colpire l’immaginario collettivo: più pulitori di aule che difensori
della sicurezza? Eppure non c’è alcun nesso logico tra le due
figure, solo quello di tenere alto il valore della paura (la
sicurezza) e basso quello della cura dei nostri giovani.
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