Gelmini pronta a rinviare il concorso per 2.000 docenti
Berlusconi ora frena sui tagli Mario Reggio la Repubblica, 5.11.2008 ROMA - «Ammorbidire i tagli alla scuola e all'università? Ne parlerò oggi stesso con il ministro Tremonti». Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi l'ha assicurato al termine dell'incontro con i capigruppo della maggioranza e il ministro Gelmini, ieri pomeriggio a Palazzo Grazioli. Per il resto, sì al «dialogo» con l'opposizione ma soprattutto con i suoi alleati, per una riforma «condivisa». Cosa accadrà adesso? I tagli previsti dal ministero dell'Economia sono di 7 miliardi e 800 milioni nei prossimi tre anni per la scuola e di 700 milioni di euro nel 2010 al Fondo di finanziamento ordinario degli atenei. Quindi la parola d'ordine della maggioranza è «calma, ragioniamo anche l'opposizione, niente decreti legge, parliamo con i rettori e gli studenti», ergo prepariamo un ddl da discutere in Parlamento. «Se andiamo avanti così - è stato il monito lanciato dai capigruppo di Pdl e soprattutto della Lega - rischiamo di sbattere». I leghisti sono preoccupati che i tagli incidano in primo luogo sulle università del nord, dopo che il primo intervento sul tempo pieno, a loro giudizio, ha pesato più sulle regioni settentrionali. «Sono d'accordo, l'avevo già capito», ha detto Berlusconi. Così il testo della riforma universitaria, pronto nelle prossime settimane, prevede una serie di «alleggerimenti» rispetto alla versione originaria. A cominciare dai «tagli orizzontali» anziché «verticali». Una formula per annunciare che i «risparmi» saranno selettivi: non riguarderanno tutti gli atenei indistintamente, ma solo quelli giudicati «inutili» (facoltà poco frequentate, sedi con pochi iscritti). Una risposta alle richieste del Carroccio. Una mano per limitare i tagli nella scuola arriva dalle Regioni, sette delle quali hanno fatto ricorso alla Consulta contro il ridimensionamento delle scuole. E senza il via libera delle Regioni il maestro unico, almeno per il 2009, resta una chimera.
Ma
c'è una scadenza che incombe. Dal 10 al 19 novembre partono le
votazioni per nominare le commissioni di concorso a cattedra di 2
mila docenti universitari, associati e ordinari e ogni concorso
designerà due idonei. È quindi probabile che il ministro Gelmini
firmi un decreto legge che faccia slittare le votazioni anche se non
di molto, e contemporaneamente preparare un nuovo sistema per
formare le commissioni. Oggi, se un ateneo bandisce un concorso a
cattedra, per esempio di Filologia, la facoltà nomina un docente
interno e tutti i docenti della materia a livello nazionale votano
per scegliere gli altri quattro commissari. Un meccanismo che ha
mostrato di non funzionare e di favorire le cordate. Forse la scelta
sarà quella del sorteggio a livello nazionale tra i docenti della
stessa materia. |