La Gelmini apre al dialogo.
Approvato decreto d’urgenza sull’università

  La Tecnica della Scuola, 7.11.2008.

Il Consiglio dei Ministri, ieri, ha approvato d’urgenza il decreto sugli atenei. Il ministro Gelmini diventa più conciliante e trova un compromesso. I concorsi universitari già banditi non saranno bloccati ma cambia il sistema per la formazione delle commissioni. Niente concorsi per le università “in rosso”, e intanto arrivano fondi per quelle “virtuose” e per borse di studio.

Così come ha fatto un passo indietro sul commissariamento delle Regioni in caso di mancata predisposizione del Piano di dimensionamento della rete scolastica entro il 30 novembre, anche nei confronti delle università il ministro Mariastella Gelmini sembra essere diventata più conciliante e più aperta al confronto.

Approvato ieri un decreto d’urgenza che non blocca i concorsi per professori e ricercatori universitari già indetti ma ne modifica la procedura per la composizione delle commissioni. Ai 12 professori eletti, componenti la commissione, altri quattro saranno sorteggiati per affiancare l’ordinario della Facoltà che ha indetto il concorso. Le università “in rosso” non potranno espletare i concorsi, e i concorsi già banditi sono esclusi dal blocco del turnover. Questa è una prima indicazione verso un percorso che vede premiate le università “virtuose” e meglio organizzate. Per loro, infatti, il Ministro ha previsto uno stanziamento di 500 milioni di euro, mentre altri 150 milioni di euro saranno destinati alle borse di studio per quegli studenti meritevoli che fino ad oggi “si non dovuti arrangiare”. E ancora 65 milioni di euro per 1.700 posti letto in più.

E mentre si attendono le grandi riforme per il rilancio delle università, che arriveranno per mezzo di disegni di legge anticipati da proposte e confronti tra le parti, i rettori apprezzano questo piccolo passo fatto dal governo dopo le manifestazioni infuocate di questi giorni. Studenti e docenti universitari parzialmente soddisfatti, forse sono increduli davanti a questo “cambiamento” di atteggiamento da parte del Ministero nei confronti di scuola e università: frutto di una presa di coscienza o di demagogia davanti alla valanga di manifestazioni?