Le regioni hanno bloccato il parere al piano programmatico Riforma, in alto mare i decreti
La Gelmini ha le mani legate. Ieri un vertice
con Fitto Alessandra Ricciardi ItaliaOggi del 4.11.2008
In alto mare i decreti attuativi della riforma
Gelmini. Si tratta dei decreti a cui tocca dire in concreto dove
tagliare i posti di ausiliari, tecnici e amministrativi (oltre 44
mila) e le cattedre (circa 88 mila) nei prossimi tre anni. Sono i
decreti che, per esempio, riducono il tempo prolungato alle medie,
riscrivono le superiori e gli istituti tecnici e professionali. Il
ministro dell'istruzione, Mariastella Gelmini, ha infatti le mani
legate. Visto che il piano programmatico generale, scritto con il
ministro dell'economia, Giulio Tremonti, non ha ancora ricevuto il
parere delle commissioni parlamentari competenti. E senza questo
parere i decreti non si possono emanare. Commissioni anch'esse
bloccate in attesa di un altro parere, quello delle regioni. I
governatori, infatti, nell'ultima conferenza hanno detto a chiare
lettere che non può esserci nessuna collaborazione con il governo
centrale stante la spada di Damocle del commissariamento prevista
dal decreto sulla sanità. Nel caso in cui non dovessero tagliare le
piccole scuole entro il prossimo 30 novembre, le regioni saranno
commissariate, prevede il decreto. E il rischio di commissariamento
è molto alto, anche per le regioni del centrodestra. Ieri c'è stato
un primo vertice tra la Gelmini e il ministro per gli affari
regionali, Raffaele Fitto, che dovrebbe portare a una soluzione. Si
tratta di un emendamento, ancora da decidere il provvedimento a cui
presentarlo, che conferma il piano di razionalizzazione della rete
scolastica ma al tempo stesso non esautora le regioni dai loro pieni
poteri qualora non dovessero attuare al 100% i tagli. Se la ricetta
dovesse soddisfare le regioni, entro fine novembre dovrebbero essere
acquisti i pareri necessari al piano. Allora, inizierebbe la partita
dei decreti attuativi che disegneranno la vera riforma della scuola.
Nulla a che vedere con la legge n. 169, pubblicata sulla Gazzetta
Ufficiale del 31 ottobre scorso), che introduce il maestro unico e
il voto in condotta, ma anche lo studio degli Statuti regionali e
riapre le graduatorie degli aspiranti professori. È il decreto
Gelmini che ha animato la protesta, e che, a parte il maestro unico
alle elementari, nulla dice sui tagli previsti dalla Finanziaria
estiva. Tanto che, dopo un primo momento di euforia, pare perdere di
consistenza anche il referendum abrogativo proposto dal leader del
Pd, Walter Veltroni. Facendo propria una proposta giunta dai
giovani, Veltroni, nel giorno stesso dell'approvazione del
provvedimento, ha annunciato che il partito raccoglierà le firme per
un referendum abrogativo contro la riforma. Ma il referendum
potrebbe essere proposto per l'eliminazione del maestro unico oppure
della norma che dispone la trasformazione delle università in
fondazioni private. Ma non certo contro i tagli dei docenti e delle
risorse, previsti dalla manovra estiva, hanno ammesso i suoi
consulenti. Che, come tutte le leggi di manovra, non può essere
oggetto di referendum. Così come non possono esserlo i decreti
attuativi. I più attesi sono quelli relativi al ridimensionamento
dell'orario prolungato alle scuole medie e alla riduzione degli
indirizzi e delle materie di studio negli istituti tecnici e
professionali. Ma anche quello sulle nuove classi di abilitazione.Tutti
dovranno essere definiti per essere efficaci già a partire dal
prossimo anno scolastico. «Il che in realtà vuol dire che i
regolamenti devono essere pronti per fine dicembre, visto che a
gennaio, quando le famiglie fanno le preiscrizioni, devono sapere
qual è la scuola dove iscrivono i ragazzi», commenta Mariangela
Bastico, ex viceministro della pubblica istruzione, oggi ministro
degli enti locali del governo ombra del Pd. |