Chi deve tenere pulite le scuole?/2.
E se ci pensassero gli studenti?

da TuttoscuolaNEWS, n. 329 17 marzo 2008

 

Insomma non è che lo Stato italiano (che si finanzia con il prelievo fiscale, di cui si parla molto in questi giorni) non dedichi risorse rilevanti all'organizzazione di questo servizio. Ci sono molti più bidelli (appunto, 167 mila), che carabinieri (118 mila), per fare un esempio. Eppure si raccolgono lamentele sullo stato di pulizia di molti istituti scolastici.

Difficile dire chi abbia torto e chi ragione in questa antica querelle. Certo è che esistono Paesi come il Giappone, e in Europa la Finlandia, nei quali il compito di tenere puliti i banchi, le aule e i corridoi delle scuole fa parte dei normali doveri degli stessi allievi. Ed altri nei quali i danni causati dagli allievi, anche quelli lievi, sono sistematicamente (non episodica-mente, come da noi) riparati a cura e a spese delle rispettive famiglie.

In alcuni di questi Paesi la figura del personale ausiliario (almeno nella forma dei "bidelli" addetti alle pulizie) è pressoché sconosciuta, le scuole e il personale docente sono più ri-spettati e non è un caso che gli insegnanti siano anche meglio pagati. Forse non sarebbe sba-gliato, come sembra suggerire anche Corrado Augias nella risposta a una lettrice di Repubblica (15 marzo), cominciare a responsabilizzare in tal senso gli allievi (e anche i loro genitori, a volte troppo protettivi) inserendo per esempio nell'orario scolastico uno spazio di cura dell'ambiente scolastico. Diventerebbe tra l'altro per gli studenti un momento di educa-zione alla convivenza civile praticata, e non predicata.