Corsi di istruzione e formazione professionale:
è vera integrazione?
di Giovanni Roberi da
Educazione & Scuola del
10.3.2008
La collaborazione fra scuole e agenzie nei
percorsi di istruzione e formazione professionale è spesso
problematica per le differenti modalità di funzionamento del sistema
scolastico e del sistema formativo.
L'istruzione - che beneficia di una maggior autonomia organizzativa
- risente tuttavia di tempistiche di erogazione dei finanziamenti da
parte dell'amministrazione scolastica che non sono sempre coerenti
con i ritmi scolastici. D'altro canto, la formazione - che si
caratterizza per una maggiore flessibilità e dinamicità operativa -
è organizzata in funzione dei bandi provinciali e delle direttive
regionali ed è chiamata a tener conto delle procedure specifiche
stabilite dalle Regioni e dalle Province.
Procedure e modalità di funzionamento sono state pensate per essere
funzionali ai rispettivi sistemi scolastico-formativi ma non sempre
tengono conto dei tempi e delle esigenze organizzative
dell'interlocutore istituzionale con il quale devono interfacciarsi
per poter costituire un sub-sistema educativo comune (quello
dell'istruzione-formazione professionale appunto).
In questo modo, la soluzione delle problematiche del sistema
integrato si scarica a livello della singola relazione fra agenzia e
scuola, appesantendo le fasi della progettazione-programmazione e la
predisposizione del servizio e creando tensioni tra gli operatori
dei due canali. Non si creano così le condizioni per il superamento
delle criticità fra due sistemi formativi che si sono spesso vissuti
come alternativi, competitivi, reciprocamente escludenti e le cui
relazioni sono talvolta condizionate da diffidenze, pregiudizi e
tentativi di delegittimazione. Si aggiungono anzi ulteriori
difficoltà che possono portare a “crisi di rigetto” cioè a rinunce a
collaborare, soprattutto da parte delle scuole, che non hanno un
interesse diretto a partecipare al sistema di istruzione-formazione
professionale.
Qualche esempio permette di comprendere meglio la situazione.
Per quanto riguarda il sistema
scolastico, molte difficoltà sono
originate dalla scelta della tipologia di personale docente e dal
ritardo con il quale sono stati finora erogati i finanziamenti
finalizzati a retribuirlo. L'erogazione dei finanziamenti si rende
necessaria poiché i docenti scolastici non sono inseriti all'interno
della dotazione organica regionale, neppure in quella “di fatto”.
Una tempestiva erogazione dei fondi da parte dell'amministrazione o
- quanto meno - una loro assegnazione prima dell'avvio dell'anno
scolastico, renderebbe possibile una celere formalizzazione dei
contratti di prestazione d'opera o delle nomine, documenti che
implicano precisi impegni di spesa per le istituzioni scolastiche
che li pongono in essere e che quindi possono essere realizzati solo
in presenza delle risorse o quanto meno del relativo decreto di
attribuzione dei fondi. Ritardi nell'assegnazione comportano
slittamenti nell'inizio dei corsi, creando situazioni di forte
disagio all'utenza, già peraltro critica e spesso a rischio di
abbandono. Quanto alle ricadute sulla collaborazione fra agenzia e
scuola, il ritardo non solo determina la necessità di rivedere la
programmazione degli interventi con l'agenzia formativa, ma viene
spesso interpretato da quest'ultima come un esempio di riluttanza
della singola scuola e del sistema scolastico alla collaborazione,
se non addirittura come una forma di boicottaggio mascherato sotto
le spoglie delle difficoltà burocratiche.
In funzione della scelta di fondo sull'organico di cui si è detto,
le soluzioni praticabili sono sostanzialmente due: l'utilizzo di
docenti interni disponibili ad accettare ore di insegnamento in
aggiunta all'orario di cattedra, oppure il ricorso a personale
esterno alla scuola. La soluzione interna non è sempre praticabile
per l'indisponibilità dei docenti ad accettare un carico di lavoro
più gravoso in termini di orario settimanale, di preparazione delle
lezioni e di gestione di classi spesso difficili sotto il profilo
comportamentale. Certamente, le resistenze al coinvolgimento nel
“sistema integrato” non sono estranee ai pregiudizi cui si è
accennato.
Si fa quindi ampio ricorso alla seconda possibilità che può essere
rappresentata da personale individuato nell'ambito delle graduatorie
per le supplenze oppure tra gli esperti esterni. In ogni caso, il
ricorso al personale esterno acuisce almeno tre elementi critici.
Il primo
riguarda la continuità: difficilmente con insegnanti esterni al
Collegio docenti si riesce a dare continuità all'azione didattica
nel triennio. La precarietà vanifica inoltre qualunque intervento di
formazione dei docenti-formatori attuato dalle amministrazioni
locali (Provincia e Ufficio scolastico provinciale) che abbia come
finalità la crescita professionale delle persone e il superamento
delle criticità relazionali fra gli attori dei due sub-sistemi. In
casi limite, alla scuola può essere persino difficile assicurare la
permanenza di uno stesso docente per tutto l'anno scolastico. Ciò si
verifica quando gli insegnanti designati rinunciano all'incarico
poco tempo dopo averlo accettato perché ricevono una proposta di
lavoro più allettante in termini di orario settimanale o di sede di
servizio o un'offerta che permette loro di maturare punteggio
spendibile nelle graduatorie per le supplenze.
Il secondo
elemento concerne l'esperienza e le capacità professionali. I
docenti esterni - alle prime esperienze di insegnamento - appaiono
spesso a disagio di fronte a classi problematiche quanto a:
motivazione, possesso del metodo di studio, diligenza nei confronti
dell'apprendimento e irrequietezza comportamentale. Queste
difficoltà possono apparire così gravose agli occhi degli
insegnanti-esperti da comportare la rinuncia all'incarico.
La terza
criticità riguarda la relazione fra i docenti
esterni e la scuola. Il personale esterno pur essendo nominato da
una determinata scuola risulta spesso poco integrato con
l'istituzione scolastica in quanto la sua partecipazione attiva ai
momenti di democrazia scolastica, di progettazione-programmazione e
di valutazione dell'efficacia dell'azione formativa risulta molto
limitata o addirittura inesistente. Gli insegnanti-esperti esterni
difficilmente possono farsi portatori dei valori, delle esigenze e
delle aspettative della scuola di riferimento e nel contempo non
riescono a portare all'interno della scuola quelli corrispondenti
dell'agenzia.
Vengono quindi a mancare le caratteristiche della vera integrazione:
non c'è mutuo arricchimento fra canali formativi, c'è solo
adempimento amministrativo da parte della scuola e qualche volta ...
neanche quello. Come accennato, si tratta di quei casi in cui la
scuola - dopo aver preso impegni con l'agenzia formativa per la
presentazione dei progetti in risposta ai bandi provinciali o
comunque in vista del nuovo anno scolastico - è impossibilitata ad
individuare docenti interni o esperti esterni disponibili a farsi
carico del monte ore concordato. Avviene così che l'agenzia, per
garantire il servizio, si faccia carico dell'individuazione degli
insegnanti relativi alle competenze di base e talvolta si occupi
anche della loro retribuzione. All'occorrenza, le agenzie utilizzano
il proprio personale o comunque esperti già impegnati nei corsi di
formazione. Ne consegue che un sub-canale formativo concepito per
essere gestito in modo integrato ridiventa un canale interno alla
formazione professionale.
Sul versante delle agenzie formative,
le tempistiche dei bandi provinciali non conciliano sempre con i
tempi delle iscrizioni degli allievi al secondo ciclo, in
particolare quando i bandi sono annuali. Infatti mentre la scadenza
delle iscrizioni per il sistema dell'istruzione è posizionata a fine
gennaio, la scadenza per le iscrizioni al sistema
dell'istruzione-formazione è legata alle tempistiche di uscita della
direttiva regionale e alle conseguenti uscite dei bandi provinciali.
La sicurezza dell'approvazione dei corsi, con la specificazione del
numero dei corsi e dell'articolazione sul territorio delle
qualifiche professionali, si ha solo nei mesi estivi e ciò determina
incertezze a cui le famiglie possono essere tentate di ovviare con
la doppia iscrizione ai due sub-sistemi formativi.
La mancata coincidenza delle due scadenze determina un periodo di
vacatio con conseguente difficoltà di controllo da parte della
scuola Media della regolarità del percorso di studio, anche in
funzione del fatto che non sempre l'iscrizione ai corsi sperimentali
di istruzione-formazione transita tramite le segreterie delle Medie.
D'altra parte poi, una volta portata a termine la procedura di
approvazione dei corsi da parte delle Province, si verifica uno
scarto fra i corsi presentati e i corsi autorizzati e finanziati,
oppure una diversa articolazione delle qualifiche sul territorio,
con la conseguente necessità di ri-orientare gli studenti o verso il
sistema scolastico o verso altri corsi di istruzione-formazione. A
questi alunni, alla ricerca di una “ri-sistemazione formativa”, si
aggiungono gli allievi regolarmente iscritti (alle scuole o alle
agenzie) che cambiano idea. Insieme costituiscono un gruppo
numericamente significativo di persone a rischio di dispersione.
Il re-inserimento degli alunni in percorsi alternativi non è poi
un'operazione agevole. Infatti sia le scuole sia le agenzie
formative operano spesso con gruppi classe già al limite delle
potenzialità, dovendo tener conto - in un caso - di indicazioni
ministeriali che si sono fatte più stringenti negli ultimi anni e -
nell'altro - dei parametri previsti dai bandi. Ai limiti numerici
delle classi si aggiungono almeno due variabili: l'articolazione
dell'offerta formativa (di istruzione e di istruzione-formazione)
sul territorio, che non sempre coincide con i desiderata dei ragazzi
e quella della rete di trasporto che non sempre rende praticabili le
alternative.
Tutto ciò accresce il rischio di dispersione, soprattutto quando non
funziona bene la rete territoriale di orientamento costituita dai
docenti delle Medie, dagli orientatori dei Centri per l'impiego o
dei Servizi orientativi dei Comuni, delle Agenzie formative e delle
Superiori. Se poi si aggiunge che le situazioni descritte si
determinano fra giugno e inizio settembre, in periodi in cui i
diversi soggetti istituzionali non operano a pieno regime, abbiamo
un quadro che non può definirsi accettabile per un Paese avanzato.