LINEA DI CONFINE

I grulli che aspirano
al Paese dei balocchi.

Mario Pirani, la Repubblica 10.3.2008

 

Alcuni giornali, compreso il nostro, dedicano ampi servizi alla novità dei corsi di recupero che hanno preso avvio, a conclusione del primo quadrimestre, per gli studenti già marcati da gravi insufficienze. I resoconti giornalistici, peraltro, piuttosto che approfondire il gravissimo stato di impreparazione di un grandissimo numero di ragazzi e ragazze e le cause che lo hanno determinato, hanno enfatizzato le difficoltà del recupero, quasi non ci fosse altro da fare che ripiegare in quel "Paese dei balocchi" dove fino ad oggi si è permesso al 47% degli allievi di trascinarsi dietro, fino al momento della licenza e all'accesso all'Università, i debiti contratti dai primi fino agli ultimi anni della scuola secondaria.

Che questo andazzo, indotto dallo spirito permissivo e dal disordine introdotti da tutte le riforme, susseguitesi nell'ultimo ventennio, avrebbe portato a conclusioni nefaste era stato intuito da molte voci critiche, quanto inascoltate. Pochi prevedevano, però, esiti tanto catastrofici quali quelli delle recenti classifiche internazionali che hanno degradato agli ultimi posti la media degli studenti italiani, o l'ancor più allucinante risultato dell'ultimo concorso per la magistratura, dove un sesto dei posti non si è potuto assegnare per la provata incapacità dei concorrenti, tutti laureati, di scrivere ed esporre concetti in un italiano minimamente corretto.

Ebbene, di fronte a questo stato di cose, le misure (non riforme!) introdotte dal ministro Fioroni e dalla viceministro Bastico, rappresentano il primo tentativo, davvero epocale, di tornare ad un minimo di serietà negli studi.

Quanto meno nel porre fine alle promozioni con debiti a riporto. Cioè a false promozioni, frutto di quella filosofia imperante che ha sostituito il diritto allo studio, con il diritto al successo nello studio. Di conseguenza si è adeguato l'ordinamento scolastico al soddisfacimento purchessia di quel diritto, inesistente e falso.

Certo, la svolta che impedisce di trascinare i debiti e reintroduce in pratica gli esami di riparazione è appena agli inizi, l'esperienza è ancora organizzativamente problematica, alcune correzioni appaiono necessarie, in particolare per i corsi di recupero durante l'anno, concepiti, peraltro, per aiutare fin da subito, gli studenti in maggiore difficoltà ed evitare il ricorso oneroso alle lezioni private. Ma bastano questi prevedibili inciampi per concludere, con il nostro pur bravo Marco Lodoli, che se i ragazzi non hanno voglia di ritornare a scuola per ristudiare quel che non hanno capito e i professori sono ormai preda di una radicata disillusione, allora «con ogni probabilità si tratta di una riforma astratta, di un progetto scritto nel vento, di una baracca che non sta in piedi»? Piuttosto non sarebbe il caso di rendere più stringente l'invito agli insegnanti di ruolo ad accettare di far lezione (per 50 euro l'ora) nei corsi di recupero dei loro studenti così da non lasciarli in balia di supplenti non sempre preparati? Purtroppo un rapido giro di telefonate tra i licei di Roma mi ha confermato questo andazzo, smentito solo dall'impegno di pochi professori, tra i più bravi. Certo, persistono difficoltà di orario (perché non utilizzare quell'inutile 20% di monte-ore a disposizione della cosiddetta autonomia?); ci si scontra inoltre con turni difficili e con il problema degli alunni pendolari. Per contro non mancano realtà scolastiche che hanno apprezzato la svolta in atto. Ho sotto gli occhi, ad esempio, una lettera di sostegno al ministro per le iniziative prese di ben 56 docenti e dirigenti di istituti e licei di Firenze che, tra l'altro, affermano: «Vogliamo manifestarle il nostro apprezzamento per quanto sta facendo per ridare serietà alla scuola. Apprezziamo in particolare il tentativo di riportare al centro del processo formativo dei giovani i valori del merito, del rispetto delle regole e della legalità». Comunque, dai primi dati di quest'anno (i giornali hanno riportato quelli dell'anno scorso) la percentuale di studenti con insufficienze al primo quadrimestre risulta oggi del 58,6 nei licei classici, del 58,7 nei linguistici, del 60,2 negli scientifici, del 67,4 nei pedagogici, del 73, 3 negli istituti artistici, del 75,9 in quelli tecnici e dell'80,1 nei professionali. Le discipline più ostiche sono nell'ordine: matematica, lingue straniere, discipline tecnico-professionali, italiano, scienze, storia, ecc.


Vorrei che i disinvolti critici della difficile svolta ci dicessero se aspirano al diritto allo studio o alla libertà di restar ciucci.