Perché autolapidarsi?

di Gabriele Boselli, da ScuolaOggi del 17.3.2007

 

Denigra, denigra, alla fine il denigrato stesso si convincerà che quel che si dice di lui sia vero. Le campagne mediatiche di denigrazione della scuola statale e dei risultati che questa produrrebbe stanno ottenendo l’effetto non solo di convincere gli elettori che questa scuola non vale nemmeno i pochi soldi che vi si spendono ma di indurre gli stessi insegnanti a svalutare il proprio lavoro, ad ammettere implicitamente di essere improduttivi fannulloni.

Questa forse la motivazione essenziale dell’ esplosione dei giudizi di insufficienza nella scuola secondaria: convinti dalla letteratura nostalgica che una volta le cose andassero molto meglio e i ragazzi passassero sui libri la maggior parte del pomeriggio con frequenti prolungamenti nella notte (i ricordi della giovinezza sono sempre dolcemente ingannevoli), investiti dalle sentenze di organismi interessati come l’OCSE o veterodocimologici come l’INVALSI, sbertucciati da internet e dalla TV che mostrano qualche sprovveduta collega che non si sa difendere dalle molestie o qualche collega che fuma (subito la Malboro diventa drogata), retribuiti assai meno di tutti gli altri insegnanti d’Europa, molti docenti sono indotti a pensare che la loro infelice categoria non possa che produrre un insufficiente profitto scolastico.

Vedono non quel che c’è ma quel che sono stati portati ad immaginare: al liceo scientifico solo 35 studenti su cento saprebbero qualcosina di matematica; al linguistico solo 14 su cento masticherebbero un minimo di lingue straniere; negli istituti tecnici solo il 15 % conoscerebbe a sufficienza le materie tecniche.

La mia esperienza di ispettore nelle scuole d’Italia e le varie visite compiute in Europa mi mostrano uno scenario completamente diverso: ci sono dei fannulloni sia tra gli insegnanti che fra gli studenti ma –anche nelle bistrattate regioni del Sud- la grande maggioranza dei docenti e dei dirigenti svolge bene il suo dovere e gran parte dei studenti pure. Gli studenti nostri e i loro maestri non sfigurerebbero in alcuna scuola europea. Tutt’altro.

Non lasciamoci dunque impressionare, non autolapidiamoci; bastano le pietre scagliate da coloro che vogliono distruggere la scuola di Stato.