Brunetta e la scuola di tutti.

Paolo Malerba da Orizzonte scuola del 14 maggio 2008

Abbiamo letto recentemente sul “Messaggero “ un’intervista al neo ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta nella quale, riferendosi al problema del precariato nella Scuola si diceva « contrario alle assunzioni ope legis » aggiungendo che, per lui, «si deve assumere sempre per concorso».

Ci permettiamo di segnalare al neo ministro che tutti gli iscritti nelle Graduatorie, oggi ad esaurimento, degli insegnanti da cui si attinge per fare funzionare la Scuola di tutti sono passati tra le forche caudine di un concorso pubblico. Il superamento del concorso è condizione imprescindibile per l’inserimento in tali liste. La formazione del precariato deriverebbe dal fatto che spesso l’Amministrazione ha bandito concorsi, pur sapendo che non avrebbe messo a ruolo nessun nuovo insegnante.

A prima vista questo parrebbe un comportamento singolare, ma in realtà cela un comportamento al limite della malafede, analizziamone brevemente il motivo: le singole istituzioni scolastiche in questi giorni stanno determinando il fabbisogno di insegnanti per il prossimo anno scolastico e lo fanno in funzione di formule prestabilite, in rapporto agli studenti che l’anno prossimo frequenteranno la scuola. Tale rapporto definisce l’organico di diritto, ovvero il numero di insegnanti di cui la singola istituzione, per diritto, dovrà disporre. Al momento dell’inizio del prossimo anno scolastico accadrà, come accade da decenni, che tale numero, di fatto, risulterà del tutto insufficiente per il normale funzionamento delle attività didattiche. Si procederà quindi a determinare il cosiddetto organico di fatto che, invece di basarsi su rapporti matematici, si fonderà sul reale fabbisogno della scuola. Ecco, a questo punto, entrare in gioco i circa 140.000 precari (numero per difetto) che permetteranno il normale avvio dell’anno scolastico. Ma allora perché non assumerli? Prevalentemente per non riconoscerne economicamente l’anzianità di servizio.

Un docente precario che svolge la sua funzione da vent’anni percepisce sempre lo stipendio iniziale. La Scuola di tutti procede sacrificando diritti essenziali, non soltanto economici, ma umani come la riconoscibilità sociale e la tranquillità psicologica di tutti coloro che ne permettono l’ordinario funzionamento. Ma se si tratta di funzionamento ordinario perché non introdurre, come già fatto in passato, il cosiddetto organico funzionale che stabilizzerebbe il personale precario pur non garantendone la sede definitiva? Se la scuola si serve di precari di lunga durata significa che la scuola ha un’innegabile necessità di tale personale. Tornando a Brunetta, alla domanda dell’intervistatore «La stabilizzazione salterà? » Il neo ministro ha risposto:- «Ci stiamo ragionando. Comunque una quota di lavoro flessibile nella pubblica amministrazione deve restare, una quota né troppo alta né troppo bassa. »

Aggiungiamo noi che è singolare pretendere di ragionare su una materia di cui, leggendo sopra, si evince si conosce poco, consigliamo al neo ministro più prudenza nelle sue dichiarazioni, perché disinformando si finisce per creare mostri. Inoltre tale risposta sembra contraddire l’affermazione dell’On. Valditara che rispondendo ad una nostra lettera su Precariato e merito ci ha dichiarato che «occorre completare in un arco di tempo ragionevole il piano di assunzioni di chi sia già abilitato». Lascia perplessi anche la dichiarazione del neo ministro per cui «Ci sono beni e servizi che devono essere pubblici, nel senso che devono essere alla portata di tutti, ma che non devono essere necessariamente prodotti da dipendenti pubblici: la sanità, la scuola, i beni culturali, l’università. ». La libertà di insegnamento passa necessariamente per la scuola pubblica, si pensi ad esempio ad una istituzione privata confessionale, sia essa una scuola o un’università: quale libertà avrebbe un insegnante non allineato alla politica o alla fede professata nell’istituzione? Poca o nulla. L’Istituzione pubblica è l’unica possibile garante della pluralità delle idee, della libertà delle coscienze e di un insegnamento critico e responsabile.

Lascia perplessi anche la nomina a sottosegretario unico all’istruzione e all’Università dell’On. Giuseppe Pizza, di cui leggendo la stampa, si sa poco, e pare non essersi mai occupato di una materia così sensibile come l’istruzione. Gli auguriamo comunque buon lavoro, sperando che la sua nomina non sia frutto del consumato manuale