LA SCUOLA MULTIETNICA

Il pedagogista "E' una risposta sbagliata:
bisogna abolire le classi rigide".

Raffaello Masci, La Stampa del 29.5.2008

ROMA
Giuseppe Bertagna, consigliere di più governi per le politiche scolastiche, insegna pedagogia nell’Università di Bergamo.


Secondo lei, l’alto numero di bambini immigrati in una classe può essere un problema?

«E’ evidente che insegnare la stessa cosa a persone che hanno culture, lingue e spesso età differenti comporta delle difficoltà didattiche».


Diminuire il numero degli stranieri potrebbe essere una risposta valida?

«No. Perché questa impostazione del problema ha un difetto di base».


Ci spieghi, prego.

«Noi che cosa vogliamo dalla scuola? Che i bambini e i ragazzi imparino. Questo è l’obiettivo. Ma i bambini sono diversi tra loro e i bambini immigrati lo sono ancora di più. Il giusto sarebbe non aggregarli per classi rigide, ma per gruppi di livello (quelli che sanno di più o di meno), di compito (quelli impegnati a fare una certa cosa) o in gruppi elettivi (quelli che si trovano bene tra di loro). Se il lavoro si fa su gruppi di questo genere, è del tutto indifferente che in una classe ci sia il 10 o il 90% di immigrati, perché ciascuno starà nel suo gruppo coeso e avrà i suoi tempi e i suoi percorsi. L’importante è che tutti arrivino ad un risultato che la scuola, come istituzione, controllerà e valuterà».


Invece la scuola italiana che fa?

«Non si occupa dei risultati. Verifica solo le procedure: le iscrizioni, la composizione delle classi, i requisiti per l’ammissione agli esami».


Ci vuole un’altra riforma?

«Assolutamente no. Ci sono state due norme negli ordinamenti scolastici che ci avrebbero consentito di affrontare queste tematiche in maniera forse risolutiva: la legge Berlinguer sull’autonomia didattica e la riforma Moratti, che prevedevano quanto ho appena detto. Ma sono state dimenticate».


Il tetto in tutto questo?

«E’ una procedura in più, un nuovo inutile balzello normativo e centralista che agisce sui protocolli comportamentali, tralasciando gli obiettivi. Approccio sbagliato ad un problema reale».