Federalismo scolastico:
strumento di riequilibrio
dei dislivelli regionali.
da
Tuttoscuola,
8 maggio 2008
Una scommessa di non
poco conto per il futuro ministro dell'istruzione potrebbe essere
rappresentata dall'introdurre nel sistema formativo una diversa
cultura organizzativa che recuperi il senso dell'innovazione per
colmare la distanza che esiste tra la realtà scolastica, il mondo
dell'amministrazione ed i contesti territoriali.
Di innovazione certo è facile parlare, la difficoltà sta nel
praticarla, nel realizzarla, nel tradurla in una cultura,
nell'attualizzarla all'interno di una struttura. I centri
decisionali interni al sistema scolastico devono avere la
consapevolezza della realtà in cui si muovono, un sistema scolastico
italiano tanto disomogeneo, pur in presenza di una sostanziale
omogeneità giuridico-amministrativa e gestionale.
Tutto questo è necessario non solo per impostare una strategia
efficace, ma soprattutto per consentire alla politica di elaborare
un approccio complessivo, evitando di perdersi nei diversi problemi
e fenomeni di settore.
Questa operazione di "definizione" non potrà essere compiuta in
maniera adeguata qualora Stato e Regioni adottino singolarmente
leggi che non tengano conto delle rispettive sfere di competenza e
della necessità e doverosità dell'attuazione del principio di
sussidiarietà sia verso il sistema delle autonomie locali, sia nei
confronti delle autonomie scolastiche.
E' una questione spinosa ma prioritaria che postula la ricerca del
confronto tra istituzioni statali, regionali e locali per
l'individuazione condivisa dei reciproci confini in un quadro nel
quale i poteri e gli strumenti che spettano a ciascuno degli attori
in campo si coordinano per realizzare il fine comune del
miglioramento degli esiti formativi del nostro sistema di istruzione
e formazione. Una scommessa di non poco conto sulla quale, però,
pochi sono pronti a "puntare".
Ci provi neoministro Maria Stella Gelmini