La laurea?
Vale solo 120 euro.

Un inutile foglio di carta

Marco Belpoliti La Stampa del 9.5.2008

Adesso sappiamo cosa vale l’agognato pezzo di carta per cui almeno tre generazioni di italiani si sono sacrificati tirando la cinghia anno dopo anno: 120 euro in più al mese. Làureati!, dicevano i genitori con licenza elementare, o al massimo di terza media, ai figli. La loro massima aspirazione era di tirar fuori un architetto là dove loro erano solo geometri, agronomi là dove il mestiere era quello di perito agrario o di coltivatori diretto.

Plotoni di ragionieri, periti, diplomati alle serali, quasi diplomati, vedevano profilarsi all'orizzonte il fatidico diploma di laurea da appendere in studio, oscuro oggetto del desiderio di ex analfabeti migrati al Nord negli anni Sessanta e Settanta. La carta canta, pensavano i nostri genitori e parenti, e questo per quasi cinquant’anni.

Si sbagliavano, e di grosso. Già avere un diploma di scuola media superiore in certe aree del Paese non cambia molto la categoria di reddito da almeno trent’anni. Nel Triveneto i ragazzi abbandonano presto la scuola per andare a fare il mestiere dei padri molto più remunerativo, anche se senza diploma, figuriamoci poi senza laurea. E a scuola, quando ancora ci vanno, sovente irridono i loro insegnanti, poveretti, che guadagnano così poco.

La laurea è un foglio inutile, deprezzato e persino disprezzato. Non crea né ceto né censo. Eppure mai come ora l’università lo distribuisce a piene mani. Anzi, proprio per questo. Le lauree triennali sono praticamente lauree burla, e la loro diffusione allargata porta, ora è certo, all’inflazione dell’agognata laurea. Centoventi euro al mese fanno poco meno di 1500 euro all’anno in più per il neolaureato. Sapete quando guadagna un commerciante con vetrina sulla strada principale di una piccola città italiana? O quanto racimola un rivenditore di magliette Made in Cina al mercato rionale? Guadagna di più del neolaureato, e sicuramente paga meno tasse di lui. Il che non è poco. La fabbrica dei diplomi si è spostata verso l'alto. Oggi distribuisce, moderna cornucopia dell’istruzione superiore, fogli di carta negli Atenei. Io che sono della razza mia sono il primo laureato, così cantava qualche anno fa non senza orgoglio Francesco Guccini. Molta acqua è passata sotto i ponti. Amen.