E gli esperti accusano: lezioni antiquate.
Berlinguer: le elementari sono un modello da seguire

La grande fuga dalle superiori:
40 mila i giovani dispersi.

 ItaliaOggi del 20.5.2008

Oltre 40mila dispersi ogni anno. Più di un milione di ragazzi promossi con debito nelle materie fondamentali ogni giugno. Migliaia di ripetenti che affollano le classi innalzando l'età media. La scuola italiana ha bisogno di una cura da cavallo: a dirlo sono i dati raccolti nell'ultimo Rapporto sulla dispersione scolastica di viale Trastevere. Ventiquattro pagine che mettono a nudo, attraverso i numeri, le criticità dell'istruzione secondaria di I e II grado. Se, infatti, la scuola primaria italiana svetta in cima alle classifiche internazionali per i risultati raggiunti dagli alunni, la situazione precipita dalle medie in poi. Tutta colpa della didattica, dicono gli esperti: lezioni frontali a valanga, professori che spiegano e interrogano senza mai sollecitare l'iniziativa dei ragazzi, troppa teoria e poca, pochissima pratica. Il risultato? Un disastro in termini di appetibilità della scuola.
Ogni anno, infatti, più di 47 mila ragazzi abbandonano i banchi senza aver conseguito una qualifica superiore o, addirittura, senza nemmeno aver preso la licenza media. L'ultimo dato disponibile si riferisce al 2006/07: i dispersi sono stati 47.455, di cui 44.664 alle superiori e 2.791 alle medie. Un dato che mostra «una certa stabilità negli ultimi anni», dicono dal ministero. Il tutto a discapito delle tasche dello stato che investe oltre 6mila dollari per ogni alunno delle medie e oltre 8mila per ogni studente delle superiori. Nella scuola secondaria di I grado il boom di fughe (1.047 nel solo 2006/07) si verifica ad un passo dal diploma, in terza. In quella secondaria di II grado gli anni più critici sono il primo (abbandonano in oltre 16mila) e il terzo (oltre 9mila), quelli, cioè, in cui si verifica il passaggio dalle medie alle superiori e dal biennio al triennio. Il record degli abbandoni spetta, per tipologia di indirizzo di studi, agli istituti professionali (oltre 20mila). Dal punto di vista geografico è il Sud (15.170 dispersi nel 2006/07) a cavarsela peggio. Numeri record che allontanano l'Italia dagli obiettivi di Lisbona: gli accordi europei parlano del 10% di early school leavers (18-24enni con la sola licenza media non più in formazione) al massimo entro il 2010, il nostro Paese è al 20,8%. Con punte del 29,5% in Valle D'Aosta e del 28,8% in Campania.

Anche i ripetenti sono una valanga: nel 2006/07 alle medie sono stati 46.055, alle superiori 172.035. Così nella scuola secondaria di II grado aumenta la quota dei vecchietti seduti tra i banchi. In media il 10% degli studenti (oltre 260.000) è in ritardo di due o più anni. In zona maturità, il 7,7% degli alunni, quasi 40mila, ha più di 20 anni. La quota maggiore di fuoricorso è nei professionali. Quanto ai bocciati, spetta alla Sardegna il record di somari: nel 2006/07 il 22,1% degli alunni non ha passato gli scrutini. Mentre il club degli insufficienti in matematica ha sede in Molise: il 49% degli studenti nel 2006/07 è stato promosso con debito in questa materia. L'italiano è la bestia nera della Basilicata: 18,1% di ammessi con meno del 6. «E' triste- sottolinea l'ex ministro dell'Istruzione Luigi Berlinguer, commentando i dati- che un talento non si veda valutato dalla scuola, ma è altrettanto triste che un ragazzo in difficoltà sia invogliato ad andarsene».

In Italia «solo la scuola elementare»,spiega Berlinguer, «è una scuola davvero per tutti perché non distingue tra teoria e pratica, ma ne fa una sintesi, sollecitando e sviluppando la creatività». Invece alle medie e alle superiori «prevale la lezione frontale che nei paesi evoluti», aggiunge l'ex ministro, «è ormai residuale: lo studente è sollecitato ad essere curioso a mettersi in gioco. Il docente deve guidare, stimolare e poi verificare, non fare solo lezioni e compiti». Certamente «servono rigore e educazione alla responsabilità, ma questo si può ottenere facendo sentire i ragazzi a casa loro ed aumentando in progress le difficoltà».