Epidemia di "mal di scuola"
per 1.200.000 alunni.

150 mila in più dell’anno scorso, colpa degli esami a settembre 

 La Stampa del 5.5.2008

ROMA
Mal di pancia e testa che scoppia alla vista di libri e quaderni. Sono i sintomi più diffusi del “mal di scuola”, un’epidemia che ormai affligge circa 1.200.000 alunni del Belpaese, ben 150.000 in più dell’anno scorso.


A “censirli” è un’indagine condotta fra i pediatri italiani durante il convegno internazionale che si è svolto nei giorni scorsi a Ischia (Na), organizzato dai pediatri dell’Ospedale «Anna Rizzoli» di Lacco Ameno (Isola di Ischia). Il sondaggio ha coinvolto un campione di 100 pediatri, coordinato da Italo Farnetani, pediatra e professore a contratto presso l’Università di Milano-Bicocca. Ebbene, il 55% dei pediatri intervistati ha riscontrato fra i propri giovanissimi pazienti un aumento dei disturbi provocati dalla tensione emotiva o dal disagio legato alla scuola.

Una netta crescita rispetto all’anno scolastico passato, concentrata soprattutto fra gli adolescenti. I disturbi più frequenti legati alla tensione della scuola sono, appunto, dolori addominali e mal di testa. E secondo Farnetani «un incremento così netto dei disturbi che si presentano a scuola non va sottovalutato, ma al contrario deve essere uno stimolo per cercare le cause del disagio. Considerando che quest’anno sono stati introdotti alle superiori gli esami di riparazione a settembre - dice il pediatra - la causa principale dell’incremento dei disturbi è il timore di essere rimandati». Non si pensi che questa sia una debolezza psicologica degli alunni, ammonisce Farnetani.

«Una “bocciatura” nel periodo dell’adolescenza, in cui si strutturano i rapporti relazionali con la società e l’altro sesso, mette l’alunno in condizione di inferiorità rispetto ai coetanei, con un’evidente perdita di autostima».

«Ritengo - continua Farnetani - che gli esami a settembre siano un errore, perchè creano agli alunni e alle famiglie tensione emotiva, stress e disagio che provocano la comparsa dei disturbi e i sintomi clinici di origine psicologica rilevati dall’indagine».

L’estate, poi, non è il momento giusto per studiare, «perchè le alte temperature creano all’organismo uno stress fisico controindicato per lo studio. Si rischia così di arrivare agli esami di settembre - prosegue il pediatra - con un apprendimento fatto in condizioni di disagio psicofisico. E avendo accumulato uno stress tale da affrontare il nuovo anno scolastico in condizioni di svantaggio».

Sbagliato, inoltre, pensare che «la punizione di dover studiare mentre i coetanei si divertono sia utile. Infatti simili scelte autoritarie determinano solo una perdita di autostima, e non aiutano certo la crescita di bambini e adolescenti. Gli esami a settembre sono perciò inutili e dannosi per la salute. Per questo consiglio - conclude Farnetani - di abolirli subito. Gli insegnanti hanno nove mesi per formare gli alunni, perciò d’estate bambini e ragazzi vanno lasciati in pace».