Il totoministro
dice Maria Stella Gelmini.

da Tuttoscuola, 5 maggio 2008

Dopo qualche iniziale oscillazione, il pendolo del totoministri "scolastico" si è fermato sul nome di Maria Stella Gelmini, giovane parlamentare del PDL (bresciana, 35 anni da compiere) alla sua seconda legislatura, con alle spalle studi di diritto (è avvocato) e una rapida carriera in Forza Italia, che l'ha portata a svolgere con efficienza il ruolo di coordinatore regionale del partito in una regione importante e politicamente difficile come la Lombardia.

Se le indiscrezioni saranno confermate, alla guida del ricostituito MIUR (Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca) andrebbe così un personaggio politico del tutto nuovo, privo di esperienze specifiche nel settore, e di almeno una generazione più giovane rispetto all'età media dei governanti che si sono occupati di scuola negli ultimi decenni (e più giovane in assoluto di almeno il 95% del personale che sarebbe chiamata a dirigere).

Quanto al primo aspetto (gli studi compiuti, la competenza specifica), non mancano nella storia del ministero dell'istruzione esempi di politici non "specialisti", provenienti da interessi giuridici, che hanno lasciato segni importanti del loro passaggio in viale Trastevere, da Aldo Moro (1957-59) a Sergio Mattarella (1989-90), fino a Luigi Berlinguer (1996-2000). La competenza settoriale maturata è una condizione utile, auspicabile, ma non indispensabile per l'efficacia dell'azione politica.

Chissà se il secondo aspetto, quello del salto generazionale, riserverà qualche novità, costituendo un potenziale spartiacque tra la politica scolastica e sindacale "tradizionale" (le inafferrabili riforme di ordinamento, la ritualità della contrattazione sindacale permanente, il declino tendenziale della nostra scuola) e una nuova fase, che potrebbe caratterizzarsi per rapidità decisionale, semplificazione e gerarchizzazione degli obiettivi, un certo recupero del livello legislativo (rispetto a quello contrattuale) come fattore primario dell'innovazione. Magari cercando quelle convergenze parlamentari che l'esasperata conflittualità registratasi negli anni della "seconda Repubblica" ha finora reso impraticabili.