Valutazione dei dirigenti scolastici/3.
L’illusione tecnocratica.

 Tuttoscuola, 30 luglio 2008

A quanto si dice, e si scrive - poco, per la verità, e con molta circospezione - sulla stampa e nei siti di alcune organizzazioni rappresentative dei dirigenti scolastici (Snals, Disal; silenzio profondo di tutte le altre), l'INVALSI ha messo a punto un modello di valutazione dei d.s. che nella fase attuale è stato sottoposto al giudizio di una serie di soggetti interessati alla materia, e in particolare di alcuni componenti (non tutti) della commissione paritetica che aveva a suo tempo elaborato il modello SIVADIS 3, stando a quanto pubblicato nello "speciale dirigenti" n. 4 del periodico dello Snals "Snals-scuola".

Come si deduce da una cronaca di quest'ultimo incontro, pubblicata nel sito www.disal.it, una delle principali novità contenute nella proposta INVALSI riguarderebbe la composizione del team di valutazione, che nel modello SIVADIS era formato da tre membri tutti interni all'amministrazione scolastica (un dirigente tecnico, uno amministrativo e uno scolastico), mentre nell'ipotesi INVALSI sarebbe costituito (o integrato, non è chiaro) da valutatori esterni, "reclutati fuori dell'amministrazione scolastica". Sugli altri aspetti dell'ipotesi INVALSI nulla è dato sapere.

Ciò che colpisce in questo percorso di verifica della proposta INVALSI è l'estrema prudenza che caratterizza lo svolgimento dei lavori. E' vero che l'INVALSI deve limitarsi a "formulare proposte" al ministro, ma non è detto che il modo migliore per costruire le proposte sia quello semicarbonaro adottato dall'Istituto. Nella migliore delle ipotesi questo metodo può portare a definire un modello magari tecnicamente valido, ma astratto, socialmente e culturalmente poco o per nulla partecipato.

Che differenza, per esempio, con il percorso di costruzione degli standard per la valutazione dei dirigenti scolastici (headteachers) messo a punto in Inghilterra qualche anno fa, e fondato sulla pubblicità di tutti gli atti, il dibattito pubblico con l'intervento di tutti gli stakehoders (sindacati, enti locali, associazioni varie, esperti, giornalisti specializzati ecc.), la continua revisione e assestamento del modello, fino alla proposta finale. Un modo efficace, secondo noi, per creare consenso attorno al modello alla fine proposto, e per evitare di cadere, come troppo spesso succede in Italia, nelle insidie e nella solitudine dell'illusione tecnocratica.