INCHIESTA. Con l'estate si prepara una vera
rivoluzione targata Gelmini
I risparmi decisi dal governo e le accuse di voler favorire gli
istituti privati
Dai super tagli alle classi affollate
in subbuglio il mondo della scuola.
Salvo Intravaia, la
Repubblica 8.7.2008
Classi da 33 alunni e tagli allo stipendio per
chi si ammala. La scuola, più che ad un autunno caldo, si prepara ad
un autentico tsunami. Per ammodernare la macchina scolastica
italiana, il governo Berlusconi agirà essenzialmente su due leve: le
riforme di sistema e la razionalizzazione delle risorse. Ma una cosa
è certa: nei prossimi tre anni, spariranno migliaia di posti di
lavoro, si potranno fare classi sempre più affollate e gli
insegnanti prima di ammalarsi dovranno "pensarci bene". E non solo:
verrà rilanciato il ruolo delle scuole private, i precari dovranno
pensare ad un'altra sistemazione e i dirigenti scolastici saranno
chiamati a rispondere dei mancati obiettivi raggiunti.
Già a settembre, per effetto dei tagli imposti dal precedente
governo, spariranno migliaia di classi e di cattedre per i
supplenti. E le novità introdotte dal decreto legge
dall'affascinante titolo "Disposizioni urgenti per lo sviluppo
economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione
della finanza pubblica e la perequazione tributaria" sono operative
dal 25 giugno scorso. Il mondo della scuola è in fibrillazione
perché nessuno sa come verranno tagliati 100 mila posti in tre anni.
E il recente attacco lanciato dal leader del Carroccio, Umberto
Bossi, al ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, la dice
lunga sul clima che si respira anche all'interno del governo.
Bossi ha criticato la Gelmini "messa a fare il ministro senza avere
mai fatto l'insegnante". Prendendosi una risposta velenosa
dall'inquilino di Palazzo della Minerva: "Mi pare che nemmeno
Umberto Bossi sia un eminente costituzionalista e nonostante questo
credo che farà al meglio il suo lavoro". Ma cosa sta accadendo nella
scuola?
La prima a scendere in campo è stata l'inquilina di viale Trastevere
che ha illustrato alla Camera il suo programma: merito, stipendio,
valutazione e carriera scolastica. Subito dopo è intervenuto il
decreto legge Tremonti che prevede una consistente cura dimagrante
per gli organici del personale scolastico e contemporaneamente è
partita la discussione parlamentare del disegno di legge Aprea sulle
"norme per l'autogoverno delle istituzioni scolastiche e la libertà
di scelta educativa delle famiglie, nonché per la riforma dello
stato giuridico degli insegnanti".
Le classi "over 30".
Già dal prossimo anno, in base alle ultime circolari sulla
formazione delle classi sarà possibile elevare da 28 a 31 il numero
di alunni per classe. E la nota ministeriale dello scorso 20 giugno
prevede che i presidi delle superiori, quando a settembre si
conteranno promossi e bocciati, "dovranno tenere in conto la
possibilità non procedere a sdoppiamenti in presenza di un limitato
numero di alunni (una o due unità) eccedenti i parametri previsti".
Risultato: si potranno fare anche classi di 33 alunni. E i dirigenti
scolastici alle prese con gli organici stanno già comunicando alle
famiglie che a settembre alcune classi saranno accorpate.
I Tagli.
Dopo i 47 mila posti (25 mila tagliati l'anno scorso e quest'anno e
22 mila ancora da tagliare negli anni 2009/2010 e 2010/2011)
tagliati dal governo Prodi, il decreto Tremonti prevede nel triennio
2009/2011 un taglio di circa 110 mila posti: 67 mila insegnanti e 43
mila Ata (amministrativi, tecnici e ausiliari). Nelle ultime
settimane si rincorrono le ipotesi sui possibili interventi per
centrare l'obiettivo: maestro unico alla scuola elementare, riforma
dei quadri orari (con riduzione delle ore) in tutti i segmenti della
scuola, "razionalizzazione" degli indirizzi scolastici della scuola
superiore, revisione dei criteri di formazione delle classi e di
assegnazione del personale Ata alle scuole.
Le scuole private.
Per fare evaporare in pochi anni 67
mila cattedre, in base ai parametri attuali, occorre che la
popolazione scolastica si contragga di circa 600 mila unità. Una via
per raggiungere l'obiettivo è fornita dalla stessa Gelmini e dalla
presidente della commissione Cultura della Camera, Valentina Aprea.
Quest'ultima parla di sussidiarietà come "stella polare" del
cambiamento e prevede, nel suo disegno di legge, un'autonomia
scolastica collegata alla libertà di scelta delle famiglie, che
spostano i finanziamenti in base alle loro scelte".
Alle scuole paritarie la neo inquilina di
Palazzo della Minerva ha dedicato più di due pagine della sua
relazione di apertura in commissione Cultura. In sostanza, rivendica
il diritto delle famiglie italiane di rivolgersi "a percorsi
educativi con specifiche connotazioni, cui la scuola paritaria può
fornire risposte adeguate". La risposta alle esigenze educative e di
istruzione del cittadino sarebbero "in un sistema pubblico di
istruzione che fondi sul principio di sussidiarietà forme di
pluralismo educativo". Ma non solo "un dossier dell'Agesc
(l'associazione dei genitori delle scuole cattoliche, ndr) rileva
che il risparmio per l'erario determinato nell'anno corrente
dall'esistenza di queste libere iniziative è di circa 5 miliardi e
mezzo, a fronte di un contributo di circa 500 milioni di euro".
In altre parole, se una fetta di alunni
attualmente in carico alle scuole pubbliche si trasferisse nelle
scuole private, sostenute (le stesse scuole o le famiglie) da
adeguati finanziamenti, sarebbe possibile in pochi anni tagliare
migliaia di classi e di posti, risparmiare miliardi di euro (sono 8
quelli che prevede di recuperare il decreto Tremonti sulla scuola) e
rilanciare la scuola privata: richiesta avanzata anche dal Santo
Padre.
I precari.
E i 342 mila supplenti iscritti nelle graduatorie ad esaurimento? Il
ministro Gelmini ha detto senza troppi equivoci che "il precariato
non potrà mai essere esaurito". In Italia, attualmente sono più di
220 mila i supplenti che portano uno stipendio a casa grazie ad un
incarico annuale o fino al termine delle attività didattiche. Per
loro il futuro è incerto.
Le restrizioni sulla malattia.
Pochi insegnanti sono ancora a conoscenza del contenuto
dell'articolo 71 del decreto legge Tremonti. Dallo scorso 25 giugno,
ai dipendenti statali che si assentano per malattia verrò
corrisposto (per in giorni di assenza) soltanto lo stipendio base:
senza quote accessorie o indennità. Per il personale della scuola,
questo provvedimento si traduce in una decurtazione pari al 10 per
cento. Ma non solo: dopo dieci giorni di malattia o comunque dopo la
seconda assenza per malattia (anche di un giorno) la stessa verrà
giustificata soltanto dietro presentazione di certificazione medica
rilasciata da una struttura sanitaria pubblica. Occorrerà quindi
recarsi al Pronto soccorso di una struttura pubblica per ottenere
fare il certificato medico "buono". E il medico fiscale potrà fare
visita al malato non più nelle quattro ore (10/12 e 17/19) previste
dal contratto ma dalle 8 alle 13 e dalle 14 alle 20. Misure che
tendono a ridurre le assenze per malattia che nel comparto scuola
sono piuttosto basse.
I dirigenti scolastici.
Il governo ha stretto le maglie non solo per insegnanti e Ata ma
anche ai dirigenti scolastici, coinvolti in prima persona nelle
operazioni di "razionalizzazione" previste dal decreto. "In mancato
raggiungimento.