Sicurezza

Gelmini:
niente aumenti stipendio a prof
prima di due anni.

Dopo effetti 130.000 tagli: 30% dei risparmi andranno al merito

ApCOM, 1.7.2008

Roma, 1 lug. (Apcom) - Il ministro dell'Istruzione, Università e Ricerca, Mariastella Gelmini ritiene che l'adeguamento degli stipendi degli insegnamenti italiani a quelli dei loro colleghi europei non potrà avvenire prima di due anni: il periodo minimo, in pratica, per vedere gli effetti del decreto legge sui 130.000 approvato nei giorni scorsi in base al quale il 30% dei risparmi potranno essere reinvestiti nella scuola per premiare il merito.

"L'impegno è di utilizzare quel 30% sulla premialità - ha detto Gelmini al termine dell'audizione alla Camera - è un segnale di partenza. È chiaro che il percorso per adeguare gli stipendi non si ottiene con un anno e nemmeno due. Però è un percorso che viene avviato. Innescando il merito, qualche segnale positivo ne potrà derivare. Poi naturalmente serviranno altri provvedimenti sui quali stiamo ragionando".

Il ministro ha anche difeso la necessità di applicare i tagli e sottolineato come "la situazione economica che ereditiamo non sia nè di destra nè di sinistra: francamente farne un'occasione di attacco alla maggioranza non mi preoccupa ma credo sia sterile".

Oggi lo stipendio medio di un insegnante italiano è di 1.300 euro: il più basso in Europa dopo quello dei colleghi greci. "Questo avviene perché in Italia - spiega Massimo Di Menna. segretario Uil Scuola - si spende poco per l'Istruzione: il 4,8% in rapporto al Pil, mentre la media Ocse è del 6,1%".

"A ciò si aggiunge come riportato dall'Istat, che l'incidenza della spesa per l'istruzione sulla spesa pubblica totale si è ridotta, in sedici anni dal 10,3% del 1990 al 9,7% del 2005. Livello che tradotto in denaro, corrisponde a 4,2 miliardi di euro all'anno che - conclude il sindacalista - avrebbero potuto essere destinati all'istruzione".