"Oscurare" i voti?
Così si nega la trasparenza della valutazione.
Lucia Failla da
il Sussidiario,
2.7.2008
Esito Positivo o esito negativo: con questa
formula, che sembra più una diagnosi clinica letta al contrario che
un risultato scolastico, si concluderanno quest’anno gli Esami di
Stato. L’indicazione del Ministero, in tal senso, è arrivata a tutte
le commissioni, ad esami già iniziati, a correggere la precedente
dicitura diplomato o non diplomato prevista dall’articolo 21
dell’Ordinanza Ministeriale del 10 marzo 2008.
Ora al di là dell’espressione adottata, più o meno infelice, ciò che
fa discutere è che questo si traduce in un oscuramento dei punteggi
finali. Per la prima volta i tabelloni esposti non comunicheranno ai
candidati l’esito complessivo, tradotto in termini quantitativi,
dell’esame sostenuto.
La domanda che si pone è: cosa garantire, la tutela della privacy o
il principio di trasparenza dell’atto valutativo finale, che
certifica il raggiungimento di un traguardo formativo?
Se accettiamo che la valutazione non sia
soltanto uno strumento di controllo degli apprendimenti nel sistema
scuola da parte dell’Istituzione, ma riconosciamo ad essa il ruolo
fortemente pedagogico ed educativo, che le compete, dobbiamo operare
con la massima trasparenza comunicativa dei criteri e dei metodi
valutativi.
Certo nessuno può non riconoscere che l’indicazione chiara di
criteri di giudizio, espressi attraverso scale di misurazione e
griglie di trasformazione dei punteggi, risponde all’esigenza di
evitare ambiguità e fare in modo che la valutazione delle
prestazioni scolastiche possa diventare confrontabile ed esplicita.
È questo il metodo che si cerca di seguire nell’iter scolastico, la
dichiarazione della valutazione e la confrontabilità dei risultati è
accessibile agli studenti che fanno parte del gruppo classe, anzi il
confronto consente una crescita personale e individuale in termini
di consapevolezza delle proprie conoscenze e competenze, favorendo
il processo di autovalutazione.
Non dimentichiamo che la vita dello studente si svolge in pubblico e
in relazione con gli altri; ciascuno diventa testimone del percorso
dell’altro. Nascondere i risultati è nascondere una parte
importante, quella conclusiva, del processo educativo.
Non rendere manifesto l’esito finale è la stessa
cosa che ritenere che la valutazione sia estranea all’azione
educativa.; anzi proprio nel caso dell’ Esame di Stato, la
comunicazione diventa atto di trasparenza e garanzia di un
comportamento omogeneo da parte della Commissione nei confronti di
tutti i candidati esaminati.
Una discutibile interpretazione della tutela della privacy toglierà
agli studenti quest’anno il piacere di assaporare la gioia di un
risultato, magari inaspettato, o la delusione per un esito non del
tutto soddisfacente, ma in un caso o nell’altro vissuti insieme.