Brunetta: le ragioni del minor
prestigio sociale dei docenti.

da TuttoscuolaNEWS, n. 356, 28 luglio 2008

Il vulcanico ministro della Funzione pubblica, on. Renato Brunetta, in una lettera al “Corriere della sera”, ritorna sulla questione dei dipendenti pubblici (fannulloni e non) con una riflessione su tre punti a cui fa da premessa qualsiasi forma di generalizzazione (i bravi dipendenti ci sono e hanno evitato, dice il ministro, la bancarotta della pubblica amministrazione).

Se il prestigio sociale dei dipendenti pubblici si è ridotto - dice il ministro - la ragione è da ricercare nell’esercizio che essi fanno del loro lavoro; e cita, a riprova delle sue affermazioni, la posizione degli insegnanti: “Penso, ad esempio, ai maestri di un tempo o ai professori di oggi (quale sono anch'io). Se siamo meno considerati è perché valiamo di meno: fra noi ci sono certo molte eccellenze, ma moltissimi sono selezionati male o niente affatto, non si misurano con la frontiera della ricerca e della didattica, sono appiattiti in una mediocrità culturale ed economica in cui «tutti i gatti sono grigi». Il danno lo subiscono gli studenti, protagonisti dimenticati e marginalizzati del sistema formativo; ma poi lo subiscono la cultura, la ricerca, le imprese, le stesse amministrazioni che non possono avvalersi di personale e dirigenti di qualità.

Sembra di capire, dunque, che, secondo il ministro Brunetta, il buco nero della professione insegnante è la mancanza o l’inadeguatezza di selezione.

Un dito puntato al “todos caballeros” (Brunetta parla di moltissimi docenti mal selezionati o non selezionati) che chiama in causa soprattutto la forma di reclutamento degli insegnanti.

Secondo noi la perdita di prestigio della funzione docente ha anche cause esterne alla categoria, al punto che i migliori nemmeno ci provano ad entrare nel mondo della scuola per una professione che non attrae, ma non si può non riconoscere che la selezione (o la non selezione) è uno degli aspetti più critici di questo settore.