Meritocrazia: il farmakon della Gelmini.
da
Foruminsegnanti.it,
3.7.2008
L'attacco concentrico mosso alla scuola
pubblica da almeno tre ministri del governo: Tremonti, Brunetta,
Gelmini (non è casuale l'ordine di citazione, ma vuol essere
emblematico dell'asservimento dell 'istruzione e delll'educazione
alle logiche del mercato e dell'organizzazione del lavoro in senso
aziendalista) anticipato da una martellante propaganda diffamatoria
verso gli insegnanti, alla quale assistiamo da tempo e che i media
di regime hanno propinato a piene mani, risulta essere tanto più
pernicioso in quanto mascherato dietro parole d'ordine che
potrebbero esercitare di primo acchito un certo richiamo
nell'opinione pubblica e persìno in una parte del corpo insegnante.
Ci riferiamo, in particolare, alla cosiddetta meritocrazia spacciata
come farmaco capace di ridare efficacia ed efficienza a tutti i
settori della pubblica amministrazione, ivi compresa la scuola, che
nella testa di Brunetta altro non sono se non un covo di fannulloni
i quali meritano una energica strigliata.
Noi ci proponiamo di demistificare questa propaganda
pseudo-meritocratica svelando quali siano i veri obiettivi che si
celano dietro di essa.
Altro che farmaco! la meritocrazia impropria di cui questi finti
riformisti d'assalto, in realtà conservatori della peggiore specie,
si vantano è semmai un farmakon (veleno), una copertura ideologica
della guerra che si vuole alimentare tra sfruttati con lo scopo di
far sì che abbassino le loro richieste, edificando un gigantesco
apparato di potere clientelare intorno al dirigente manager il
quale, secondo quanto previsto dal
ddL Aprea, potrà assumere direttamente docenti ed ata, ma,
attenzione, anche lui, se vuole mantenere il posto, dovrà a sua
volta mostrarsi deferente ed ossequioso alle direttive; eloquente in
tal senso il il decreto legge fiscale di Tremonti, che nel prevedere
il
taglio di centinaia di migliaia di posti nella scuola da qui
al 2011, attribuisce un forte potere sanzionatorio al ministro
dell'istruzione nei confronti dei dirigenti ministeriali e
scolastici che non fossero ligi nel fare i tagli di spesa, i quali
potrebbero essere in prima istanza richiamati, vedersi sospesa
l'indennità di risultato o persino essere trasferiti, fino al caso
estremo del licenziamento.
Dietro un ipotetico sistema premiale basato su logica meritocratica
si cela pertanto l'intento, mica tanto nascosto, di gerarchizzare il
rapporto di lavoro attraverso la differenziazione di funzioni e
poteri ma anche di retribuzioni, infatti lo stesso ddl Aprea nel
definire la carriera del docente all'interno dell'Istituto
scolastico prevede tre livelli (iniziale, ordinario, esperto),
all'insegna competitiva del divide et impera, con progressioni in
base all'anzianità all'interno di uno stesso livello e persìno
l'istituzionalizzazione della figura del vicedirigente.
Oltre a questi aspetti, che già di per sè dovrebbero bastare a
suscitare notevole allarme poichè lasciano intravedere uno scenario
alquanto buio nel futuro della scuola resa più povera e schiava, va
ribadito che la questione del salario al merito risulta estranea
alla specificità del nostro settore laddove una quantificazione
meritocratica è di fatto impossibile, e comunque sconsigliabile.
Impossibile perchè anche volendo assumere come parametro il successo
scolastico degli studenti, esso non sarebbe per nulla oggettivo,
poichè non dipende esclusivamente dalla qualità dell'insegnamento,
ma dall'ambiente sociale e dalle motivazioni dello studente, due
fattori incontrollabili da parte del corpo insegnante.
Sconsigliabile perchè avvelenerebbe un clima nell'ambiente di lavoro
già in parte inquinato dalla competizione introdotta per
l'attribuzione di incarichi speciali per i quali già oggi è previsto
l'accesso al salario accessorio, che nella maggior parte dei casi
premia chi meno insegna ovvero chi preferisce all'aula l'ufficio
della presidenza.