scuola

Al via esame DDL sui docenti:
verranno scelti dai presidi.

Presentato on. Aprea (Fi): divisi in iniziali, ordinari, esperti
Ok da Anp, contrari attuali precari: temono di rimanere esclusi

ApCOM, 4.7.2008

Roma, 4 lug. (Apcom) - La commissione Istruzione e Cultura della Camera ha iniziato ad esaminare il disegno di legge tramite cui verrebbe stravolto l'attuale stato giuridico dei docenti italiani: il testo, presentato da Valentina Aprea (Fi) e composto da 22 articoli, ha buone possibilità di essere approvato poiché maggioranza ed opposizione sembra siano d'accordo sui punti essenziali.

Questi prevedono innanzitutto la suddivisione della docenza in tre profili ben distinti: gli insegnanti 'iniziali' (che devono terminare la loro formazione), gli 'ordinari', quelli che superano i concorsi per soli titoli, e i docenti 'esperti', vincitori di concorsi per titoli ed esami, ai quali sarà corrisposto uno stipendio più alto introducendo così la meritocrazia. E' previsto poi ufficialmente, per la prima volta, il ruolo del vice-preside. Si procederebbe anche all'annullamento dell'attuale reclutamento: via i concorsi ordinari, riservati e le Scuole di specializzazione universitarie (con tanto di interminabili graduatorie) per entrare in ruolo. Le assunzioni verrebbero fatte direttamente dai presidi che all'occorrenza saranno autorizzati a bandire concorsi finalizzati a lavorare nel loro istituto.

La partecipazione ai concorsi "locali" richiederebbe il possesso di una laurea comprensiva di tutti gli esami per essere considerata abilitante all'insegnamento: qualora l'aspirante docente dovesse essere ritenuto si prevede per lui anche lo svolgimento di un anno di "inserimento formativo al lavoro" direttamente all'interno di una scuola. Nel ddl, che ripercorre i contenuti già discussi in commissione Cultura nel corso del precedente Governo Berlusconi senza però mai arrivare in aula, si prevedono anche altre novità importanti per il funzionamento scolastico.

Come la sostituzione dei consigli di circolo e di istituto con veri e propri consigli di amministrazione, a cui verrà dato il potere di decidere se trasformare l'istituzione scolastica in fondazione (aperta ad esterni ed enti locali).

Nel testo presentato dall'on. Aprea, che è stata vice-ministro Moratti ed oggi ricopre il ruolo di presidente Commissione Cultura alla Camera, si punta poi a demandare la gestione delle scuole alle regioni, lasciando al ministero il ruolo di definire i livelli essenziali di prestazione (come i programmi base, gli esami finali ed alcune indicazioni nazionali).

Di diverso tenore, finora, i giudizi che giungono dai sindacati. Secondo Valentino Favero, membro dell'ufficio di presidenza dell'Anp, è da apprezzare "l'ipotesi della vice dirigenza, anche se il trattamento economico dovrebbe essere previsto da una apposita contrattazione autonoma all'interno dell'area dirigenziale e non demandata alla contrattazione di istituto come avviene oggi per i collaboratori del dirigente".

"Anche l'area di contrattazione autonoma per i docenti ci trova favorevoli - aggiunge Favero - dato che si tratta di una soluzione che noi proponiamo da tempo. D'altronde il sindacalismo 'verticale' (quello, per intenderci che tiene nello stesso contratto collaboratori scolastici, Dsga e docenti) è ormai fallito, in quanto appiattisce verso il basso e non riconosce il merito". Se i sindacati firmatari del contratto si dimostrano più attendisti, decisamente negativo è invece il giudizio delle associazioni di precari (Cipna, Comitato Precari Liguri, Forum Precari Salerno e Forum Precari Scuola tra gli altri).

Attraverso un documento unitario definiscono "i cambiamenti chiesti dall' Aprea epocali e totalmente negativi visto che spingerebbero definitivamente le scuole verso la privatizzazione: sparirebbero le graduatorie ad esaurimento e i diritti conseguiti dai docenti precari in anni di sacrifici verrebbero buttati nel cestino visto che le assunzioni sarebbero effettuate direttamente dalle scuole".

Quelle delle prossime settimane potrebbero quindi essere le ultime assunzioni svolte esclusivamente tramite graduatorie ad esaurimento. Aprea ha però anche specificato che la metà delle assunzioni continuerebbero ad essere attuate secondo il sistema vigente. Il problema, ribattono i docenti già abilitati all'insegnamento, è che l'applicazione del decreto legge 112 abbatterà il numero di cattedre a disposizione permettendo l'immissione in ruolo di poche migliaia di precari l'anno a fronte dei 300.000 iscritti. Per quelli in fondo alle graduatorie il futuro diventa così quanto mai incerto.