Gelmini:
sì alla chiamata diretta degli insegnanti
e al sostegno alle paritarie.

 Tuttoscuola, 30 luglio 2008

Il ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca Mariastella Gelmini ha rilasciato all'Avvenire l'ultima di una lunga serie di interviste che stanno comparendo con frequenza plurisettimanale sulla stampa nazionale.

In questa occasione, l'inquilino di viale Trastevere ha ripetuto i punti fermi della propria azione: volontà di operare attraverso scelte condivise, nuove regole per il reclutamento e la mobilità dei docenti, legame tra retribuzione e merito, possibilità di assolvere l'obbligo scolastico anche nella formazione professionale, parità scolastica, interazione degli alunni stranieri, potenziamento dell'autonomia delle scuole, reintroduzione del grembiule, ripristino del voto in condotta e degli esami di riparazione.

Ci soffermeremo quindi sui punti nuovi di questa intervista (leggibile per intero attraverso il seguente link).

Circa il reclutamento degli insegnanti, la Gelmini si schiera per la prima volta a favore della chiamata diretta da parte delle scuole, anche se, corregge subito dopo, "ci deve essere una idoneità nazionale". Ognuno si deve poter misurare "con le persone che sceglie, e deve poterle valutare e anche cambiare, se queste non funzionano".

Circa le possibili riforme, cui il ministro si era sempre dichiarato contrario, stavolta si parla di una riforma della scuola secondaria, divisa in tre tipologie: i licei, i tecnici e la formazione professionale, di competenza delle Regioni.

Sul tema della parità scolastica, l'avvocato di Brescia, parla apertamente della necessità di "tradurre in concreto un principio costituzionalmente garantito, quello della libertà di scelta delle famiglie in campo educativo. E questo impone un sostegno alle paritarie".

Infine, sul voto in condotta, la Gelmini ha annunciato la prossima presentazione, forse già venerdì, di un disegno di legge: "Il giudizio sui ragazzi deve contemplare certamente l'andamento nelle materie tradizionali ma anche consentire agli insegnanti un giudizio sul comportamento. Continuiamo a parlare di disagio giovanile, di bullismo, ma poi non diamo in mano strumenti ai docenti per intervenire sull'ordine e la disciplina".