Incentivo approvato dal consiglio d'istituto del liceo Einstein

Bonus al liceo.
Ma lo studio non si monetizza.

La scuola insegue il modello aziendale: 200 euro da destinare
agli studenti più meritevoli, una sorta di premio di produttività

Giangiacomo Schiavi Il Corriere della Sera di Milano, 17.7.2008

MILANO - È certamente un segno dei tempi il «bonus per l'eccellenza » approvato dal consiglio d'istituto del liceo Einstein: soltanto in tempi di decadenza educativa e morale come questi si può pensare a un incentivo di 200 euro da destinare agli studenti più meritevoli, a un premio di produttività sulla pagella. La scuola che insegue il modello aziendale e adotta le tecniche del marketing sventolando un bigliettone davanti agli occhi dei ragazzi che hanno la media dell'otto, sceglie di monetizzare un altro pezzo della nostra vita: così si fissa un prezzo (simbolico) al valore dell'impegno, si dice «ti pago se studi di più» e si entra direttamente nella logica di una produttività che cozza (un po') con quella educativa.

Lo studio, l'impegno, l'attenzione, la disciplina a scuola meritano di essere riconosciuti e premiati, ma l'odore dei soldi dà l'idea di un'istituzione che ricorre al sistema dei giochi a premi della tv per selezionare la futura classe dirigente. Saranno mille le buone ragioni che hanno spinto la preside del liceo a prendere questa decisione, e molte motivazioni sono condivisibili: nella preparazione c'è una generale tendenza al ribasso, i risultati affissi sui tabelloni delle scuole appaiono scadenti, i giovani dribblano l'impegno dello studio e preferiscono le scorciatoie alla fatica.

Ci sarebbe molto da insistere e da lavorare su famiglie e insegnanti, servirebbe un recupero di quei valori educativi che abbiamo perduto per strada con riforme e controriforme, nelle discussioni sugli esami di settembre o sui grembiulini, ma soprattutto servirebbero passione, attenzione e regole, più dialogo e più ascolto a casa, il rispetto dei programmi, la consapevolezza di vivere accanto a dei maestri, a qualcuno che offre con l'insegnamento anche un esempio positivo per la vita. In un'epoca di pensieri deboli e di passioni tristi il bonus economico può apparire come un incentivo in grado di migliorare certi comportamenti: in Olanda, per esempio, il governo ha proposto un premio a chi sorride agli stranieri e anche l'Inghilterra di Blair aveva avviato un piano per il riconoscimento economico delle buone maniere.

Ma di questo passo si può arrivare a pagare chi non ruba, chi fa la fila correttamente, chi non passa con il rosso. Se anche le istituzioni fissano il corrispettivo economico per quello che consideriamo normale e scontato, vuol dire che siamo alla frutta. A scuola un bravo studente si può gratificare anche senza il miraggio del soldo: i modi sono tanti. Il problema vero sono gli altri ragazzi. Quel che manca in molti licei è la capacità di aiutare chi studia poco o male, l'impegno a far crescere una cultura alimentata anche da ideali, come onestà, correttezza, rispetto reciproco. La scuola dovrebbe preoccuparsi di far fare un passo avanti a chi è rimasto indietro, mantenendo quel giusto rigore selettivo che in anni di beata incoscienza è andato perduto. Oggi succede che l'università scarica le colpe dell'analfabetismo di ritorno sul liceo, il liceo sulle medie, le medie sulle elementari (che però sono quelle che ancora tengono). Premiare i bravi è giusto, ma cerchiamo anche di chiudere la voragine educativa che cresce intorno ai nostri ragazzi.