Sempre più assunti col diploma,
per chi ha solo la licenza media si fa dura.

di A.G. La Tecnica della Scuola, 14.7.2008.

A sottolinearlo è il rapporto “Excelsior 2008 sulle previsioni di assunzione delle imprese italiane” , realizzato da Unioncamere e Ministero del lavoro,: al termine del 2008 le assunzioni di diplomati aumenteranno di 42mila unità rispetto al 2007 (335.280 contro 293.050). In sensibile crescita la domanda di dirigenti, impiegati con elevata specializzazione e tecnici. Anche i neo-laureati impiegati continuano a crescere. Se scarseggiano gli artigiani (ne servirebbero il doppio) si fa invece sempre più difficile per chi ha abbandonato gli studi dopo la scuola dell’obbligo.

Anche le statistiche ci dicono che tutto sommato studiare conviene sempre: e non solo per tenere testa e tutte le situazioni, anche difficili, che la vita ci mette davanti. Ma anche perché è più facile trovare lavoro. Al termine dell’anno in corso, almeno nei settori dell'industria e dei servizi privati, i diplomati ed i laureati saranno infatti i lavoratori più richiesti. A sottolinearlo è il rapporto “Excelsior 2008 sulle previsioni di assunzione delle imprese italiane”, realizzato da Unioncamere e Ministero del lavoro, che indica come questo tipo di assunzioni rappresenterà il 40,5% della domanda di lavoro complessiva riferita al 2008 (+6% sul 2007). In particolare, le assunzioni di diplomati aumenteranno di 42mila unità rispetto al 2007, per un totale di 335.280 assunzioni previste nel 2008 (a fronte delle 293.050 del 2007).

E anche i neo-laureati impiegati continuano a crescere: se nel 2007 ne erano stati assunti 75.330 (il 9% del totale delle entrate) alla fine di quest’anno gli studenti accademici con il titolo in tasca saranno 88mila (il 10,6%). Lo studio evidenzia anche come sia la laurea specialistica – quella che nel nostro Paese dà il titolo di “dottore” - a pesare di più: risultano infatti più del doppio degli occupati rispetto a coloro che si sono fermati alla laurea triennale (il 46% contro il 21%).

Per il Presidente di Unioncamere, Andrea Mondello, è la conferma che "le imprese italiane hanno voglia di crescere e hanno ben chiaro che, per competere sui mercati globali, occorrono risorse umane più preparate e più competenti. L’aumento della domanda di laureati e diplomati ne è la conferma, così come la maggiore richiesta di profili professionali altamente qualificati".

I datori di un lavoro sempre meno manuale e più legato ai servizi guardano quindi con maggiore interesse alle assunzioni qualificate: risulta in sensibile crescita la domanda di dirigenti, impiegati con elevata specializzazione e tecnici. Sono infatti 172 mila le assunzioni previste, il 20,8% delle entrate (+2,5% sul 2007). Si tratta di laureati o diplomati, assunti nella maggioranza dei casi a tempo indeterminato (59,7% del totale, quota più elevata rispetto al 57,5% del 2007).

Guardando alle figure professionali, gli impiegati e le professioni commerciali e dei servizi concentrano 272.340 entrate (il 32,9% del totale delle assunzioni previste, in flessione rispetto al 34,9% dello scorso anno). Cresce, invece, la richiesta di operai specializzati, sia in valore assoluto (+2.300 unità), sia in percentuale (rappresentano il 20,1% delle assunzioni, +0,5% sul 2007). In calo le assunzioni di personale non qualificato: 103.730 richieste nel 2008, contro le 115.420 del 2007. La quota sul totale delle assunzioni è passata dal 13,7% del 2007 al 12,5% di quest'anno.

Se sale la richiesta di lavoratori che hanno investito negli studi, per forza di cose scene quella di aspiranti privi di titoli specializzanti. Sempre lo studio di Unioncamere ci dice che si riduce di tre punti percentuali la richiesta di lavoratori con qualifica professionale (14,5% nel 2008, a fronte del 17,5% del 2007) e che diminuisce il livello della scuola dell'obbligo: oggi viene soddisfatta la voglia di lavoro di chi ha solo conseguito la licenza media solo nel 34,3% dei casi (a fronte del 38,6% nel 2007).

Il rapporto ha analizzato anche il tipo di aziende nelle quali trovano impiego i nostri lavoratori (ai quali nel 42% dei casi viene fatto firmare un contratto a tempo indeterminato): ebbene, il 91,2% della nuova occupazione si concentra nelle piccole imprese (fino a 50 dipendenti) e sono le microimprese (fino a 9 dipendenti) quelle che registrano anche per il 2008 il tasso di variazione più elevato (+2,7%), in crescita rispetto al 2007 (+2,0%).

E dalle imprese piccole, di carattere spesso artigianale, arriva la richiesta ben al Governo nella direzione avviata. A farla è il Presidente di Confartigianato, Giorgio Guerrini, per il quale "le riforme avviate dal governo, soprattutto in materia di lavoro, sono la strada giusta per sostenere le potenzialità occupazionali dei piccoli imprenditori i quali, però, denunciano grandi difficoltà a trovare lavoratori dipendenti. Infatti nel 2007 gli artigiani erano disponibili ad assumere 162.000 persone, ma oltre la metà di esse sono risultate introvabili. E ciò malgrado gli artigiani investano molto tempo e molto denaro per formare i neo assunti: per insegnare il mestiere ai nuovi dipendenti ogni anno dedicano 103 milioni di ore e spendono 1,6 miliardi. Tanto è vero – conclude Guerrini - nelle piccole imprese fino a 20 addetti la quota di lavoratori a tempo indeterminato è del 90,7%, contro la media nazionale delle imprese dell`86,4%”. Insomma, accanto ad una buona e globale preparazione di base, la parola magica per chi vuole trovare lavoro è destinata sempre più ad essere “specializzazione”.