Parità/4. da TuttoscuolaNEWS, n. 349, 9 giugno 2008 In che direzione si muoveranno il governo e la "cattolica" Gelmini, come il presidente Berlusconi l'ha voluta qualificare (insieme al sottosegretario alla salute Fazio) nell'incontro con Benedetto XVI? Per ora si possono fare solo ipotesi. Qualche giornale ha accennato a un intervento per la fornitura gratuita dei libri di testo agli allievi delle scuole paritarie fino a 16 anni, una misura certamente non risolutiva, e che comunque andrebbe incontro alle esigenze delle famiglie più che a quelle delle scuole. Un'altra ipotesi, più consistente, ma più onerosa per le casse dello Stato, sarebbe quella della detassazione delle spese, in particolare delle rette pagate dalle famiglie, magari fissando un tetto per evitare di favorire le famiglie più facoltose e le scuole paritarie più costose. Una variante di questa ipotesi potrebbe essere quella del "buono scuola", una somma nominale che le famiglie potrebbero indirizzare alle scuole paritarie scelte per i propri figli. Questa soluzione avrebbe il vantaggio di aumentare la concorrenza tra le scuole paritarie interessate ad attirare i buoni, e in questo contesto quelle cattoliche avrebbero le loro carte da giocare. Si tratterebbe sempre, come si vede, di interventi non rivolti direttamente alle scuole, ma indirizzati prioritariamente alle famiglie, in senso lato riconducibili alla categoria del "diritto allo studio", e giudicati quindi da alcuni meno contrastanti con il principio del "senza oneri per lo Stato", interpretato come divieto assoluto.
In un'ottica più
ampia, in qualche modo riconducibile alla interpretazione autentica
del "senza oneri" datane dagli inventori della formula, Corbino e
Codignola, si collocherebbe invece un finanziamento diretto delle
scuole (il grant delle scuole anglosassoni), che potrebbe essere
assegnato dallo Stato o dalle Regioni sulla base di indicatori
oggettivi di qualità e di equità del servizio reso dalle singole
scuole paritarie: un criterio che in forma diversa potrebbe essere
adottato anche per incentivare il miglioramento dell'offerta
formativa delle scuole statali. Un'idea che si affacciò a metà degli
anni ottanta in ambito socialista in alternativa al buono scuola
proposto da Claudio Martelli, e che fu presa in considerazione
dall'allora presidente del Consiglio Craxi. |