Gelmini, una Stella Claudio Cereda ScuolaOggi, 12.6.2008 Maria Stella Gelmini è donna, è giovane, è lombarda, non si intende di scuola. Dunque si muove con cautela, in punta di piedi, con pacatezza, con un profilo volutamente basso e con il buon senso concreto di chi viene da Brescia. La home page del sito del ministero recita da oltre un mese alla voce “ministro”: sezione in aggiornamento. Il provvedimento più atteso (quello di conferma della ordinanza sui debiti) è stato firmato dal Direttore Generale Dutto. Come dire: sono appena arrivata. Penso che il rigore ci voglia, ma l’aspetto organizzativo non si cambia ai primi di giugno. Gelmini ha davanti a sé due predecessori che hanno usato il Caterpillar (la Moratti) e il Cacciavite (ma anche la chiave inglese, nel caso di Fioroni). Dunque si sceglie un profilo di dialogo, di attesa e di voglia di capire. C’è una dichiarata volontà di dialogo e di riforme condivise e non la si deve sprecare con atti intempestivi. Le dichiarazioni in sede di audizione alla Camera sono state molto diverse da quelle di Fioroni. Non ha fatto l’elenco dei provvedimenti da prendere nel prossimo anno ma ha fatto un po’ di “filosofia” del sistema di istruzione. Bene: si tenta di lavorare per costruire uno schieramento unitario a favore dei cambiamenti.
Male: si rischia di non dire nulla su cose che
attendono risposte nel corso dell’estate.
Come se Fioroni avesse fatto la Riforma Fioroni. E’ passata la linea che a scuola non si ricomincia da capo ad ogni inizio di legislatura; ma questo era già largamente avvenuto con l’ultimo governo Prodi. La Riforma c’è già; è la legge 53 e attende di essere attuata con la applicazione dei Decreti Legislativi già emanati.
Il Governo Prodi è intervenuto sulla scuola
con alcuni ritocchi, con alcuni blocchi e con alcuni rinvii
(inseriti tra l’altro in provvedimenti omnibus). Lo abbiamo scritto
molte volte. Quei provvedimenti ipotizzavano 5 anni a disposizione
per la messa a regime: obbligo a 16 anni e unitarietà del biennio,
indicazioni nazionali per la media inferiore, riforma degli Istituti
Tecnici, Istruzione e Formazione Professionale tra Stato e Regioni.
La Superiore si modellerà sullo schema 2+2+1 con l’ultimo anno in funzione orientativa? Si insegnerà una disciplina non linguistica in Inglese? Ci sarà una componente opzionale nei curricula? Si insegneranno le Scienze e la Matematica nei Licei? Si affronterà il tema del Latino debordante nell’orario dello Scientifico? Che fine farà il Liceo Scientifico Tecnologico? Come saranno gli Istituti Tecnici che Fioroni ha ripristinato ma non riformato? La questione dell’obbligo a 16 anni è aperta; non basta dire che i quattro assi culturali garantiscono la equipollenza degli indirizzi se non si prevedono né gli ordinamenti né le risorse per attuarli. E’ passato nel nulla l’anno 2007/2008 cosa accadrà nel 2008/2009? Come il biennio dell’obbligo si raccorderà alla riforma il cui avvio è previsto nel 2009/2010? Non la chiameremo riforma Gelmini; ma questo governo ha la maggioranza per governare senza infilare la scuola nei provvedimenti sulla liberalizzazioni dei taxi (come ha fatto Fioroni); ha il tempo per farlo e ha persino (finalmente) una opposizione riformista: clima ideale.
Quando uno non di scuola si avventura nei temi della scuola si scandalizza per lo stato “del nostro bene più prezioso”: insegnanti mal pagati, precariato, mancanza di passione, stipendi bassi. E’ capitato anche al nuovo ministro. La partita è aperta ed è tutta da giocare: diversificazione delle carriere, meritocrazia (tra studenti, docenti e istituzioni scolastiche), valutazione del sistema di istruzione, concorrenza. L’istituzione della Dirigenza ha al suo centro maggiori poteri e valutazione dei risultati. La prima cosa c’è stata poco. La seconda non esiste se non sulla carta. Gelmini lo ha detto alla Sette: in prospettiva stipendi più alti e meno addetti. Io aggiungo orari di lavoro più alti e più trasparenti, professionalità più complessa e non limitata alla trasmissione del sapere. Il dibattito sulla diversificazione delle carriere e sulla riforma dello stato giuridico è appena iniziato e rischia già di impantanarsi perché è più comodo discutere del licenziamento dei fannulloni. Su questi temi sarebbe interessante che il dibattito si aprisse in sede politica senza che i riformisti di entrambi gli schieramenti si sentissero condizionati dalle rispettive appartenenze. Chiudo con una riflessione. Le carriere dei docenti si canalizzeranno su almeno due modelli da intendere in senso ampio e nobile: quello didattico e quello organizzativo. Perché non prevedere esplicitamente che la prospettiva di carriera si costruisca intorno a questi modelli: - un insegnante dedito alla ricerca didattica, al tutoraggio dei giovani colleghi, alla cura dei rapporti con gli alunni e con le famiglie, alle politiche di dipartimento - un insegnante attento alla organizzazione, alla progettazione, al controllo di qualità, alla comunicazione, al rapporto con il territorio.
Mi sembra più e meglio di quanto propone
Valentina Aprea con la carriera da Vicario. |