RETROSCENA
Nelle stanze segrete Dalla scelta dei consulenti ai testi definitivi Raffaello Masci, La Stampa, 20.6.2008
ROMA La Commissione ha sede presso il Dipartimento per l’Istruzione, il più grande del ministero. Lo stato maggiore è costituito, oltre che dalla Petruzzi (e ora dal suo vice Luciano Favini) dalla squadra degli «ispettori tecnici». La qualifica che li contraddistingue, costituisce il massimo grado a cui possa aspirare un insegnante: professore, vicepreside, preside, e poi - appunto - ispettore. Davanti a loro si staglia, ogni anno, una mole smisurata di prove da allestire: cento sono gli indirizzi di studio (una trentina, per dire, solo quelli degli istituti tecnici industriali), più 812 le sperimentazioni ormai consolidate. Totale: bisogna approntare 912 «seconde prove», ciascuna diversa dall’altra, ciascuna differente sostanzialmente da quella analoga dell’anno precedente e ciascuna perfettamente allineata con la specificità del corso cui si riferisce. Ma allestire 912 prove vuol dire, di fatto, lavorare su 8-10 mila ipotesi. Un lavoro immane. Improbo. Per fortuna ciascuno degli ispettori ha un’area di competenza specifica, e il lavoro viene così ripartito. Il primo step è la scelta dei consulenti, non diversi tutti gli anni ma con un turn over molto accelerato, anche perché la consulenza che loro si chiede è a titolo totalmente gratuito. A ottobre comincia la teoria lunghissima delle riunioni settoriali: matematica, italiano, latino e greco, lingue, ma anche tutte le discipline tecniche e specialistiche dei vari indirizzi, per ciascuna delle quali cominciano ad arrivare le proposte. La segretezza è la prima norma, ogni proposta - quindi - non reca il nome di chi l’ha fatta, ma un codice di archiviazione. La cassaforte in cui questo materiale sterminato comincia ad accumularsi a ridosso di Natale, è una grande stanza blindata. Le riunioni si intensificano tra gennaio e febbraio. Il lavoro dell’assise evolve rapidamente verso la selezione in un certo numero di ipotesi per ogni indirizzo di studi, ma parliamo sempre di almeno tremila compiti. Infine, il Capo decide cosa presentare all’attenzione del ministro cui, da sempre, spetta l’ultima parola. I testi - spiegano i funzionari del ministero - vengono limati fino all’ultimo, prima di giungere sulla suprema scrivania ministeriale, ed è proprio lì che si cela l’insidia: si corregge, si rivede, si modifica, si ricontrolla. Su un’unica traccia ci mettono le mani in molti, teoricamente per migliorarla, ma di fatto l’errore è in agguato.
Dai tempi di Berlinguer si sa che il ministro
guarda con particolare attenzione le tracce di italiano, quelle che
riguardano l’intera platea dei candidati. A chi si rivolga Montale
con versi gentili però, ovviamente, può sfuggire al più navigato
lettore, ministro compreso. Ma la Katia di turno sta lì apposta
perché non ci siano equivoci. E se ci sono, finisce come finisce. |