La proposta Giavazzi
sulle assunzioni dei prof
raccoglie il favore della Gelmini

 Tuttoscuola, 17 giugno 2008

Ha suscitato reazioni opposte l'articolo di Francesco Giavazzi Scuola, il tabù dei concorsi del Corriere della Sera del 15 giugno, da noi sintetizzato nell'articolo Insegnanti poveri? A Milano sì, ma a Noto...

L'articolo, che raccomanda l'abbandono dei concorsi pubblici nazionali per insegnanti, a favore di un sistema più flessibile per il reclutamento gestito direttamente dai dirigenti scolastici, che avrebbero il potere di decidere che docente assumere e per quali materie (pagando le conseguenze di un'eventuale scelta sbagliata) trova niente meno che il sostegno del ministro della Pubblica istruzione, Mariastella Gelmini, come riporta sempre il Corriere della sera di ieri 16 giugno (Gelmini: prof e assunzioni, concorsi troppo rigidi, a firma di Lorenzo Salvia).

Queste le parole del ministero di viale Trastevere: "Il professor Giavazzi individua con chiarezza uno dei fattori critici del nostro sistema educativo: il meccanismo del reclutamento. Quello attuale è per molti versi fonte di rigidità e soprattutto, una volta entrati nella scuola, non c'è più modo di aggiornarsi e di essere messi in discussione. Ho già detto che dobbiamo dare di più ai nostri insegnanti e allo stesse tempo pretendere di più nell'interesse dei ragazzi".

Sulla scuola, il ministro auspica che dalle "menti più aperte del nostro panorama intellettuale, imprenditoriale, sindacale e politico" siano proposte "soluzioni che ci aiutino a superare l'impostazione statalista della scuola italiana. Lo sviluppo del segmento della valutazione farà il resto. Ma è chiaro che la strada è quella di un più agile meccanismo di reclutamento, valutazione del lavoro di docenti e dirigenti, valorizzazione dell'autonomia e della creatività della scuola".

Il superamento dell'impostazione statalista rinvia immediatamente al tema, caro al ministro, della parità scolastica e dei buoni sperimentati con la gestione Moratti. Buoni che, secondo Giavazzi, possono funzionare, purché accompagnati "da verifiche indipendenti e severe. Altrimenti, come è accaduto in alcune regioni durante le esperienze effettuate dal ministro Moratti, i ‘buoni' sono solo un regalo alle scuole private che promettono facili promozioni". La Gelmini respinge questa critica, declinando in forma diversa la scelta di certe famiglie: "Le scuole private non sono dispensatrici di facili promozioni più di quanto lo siano le scuole pubbliche: intendo dire che ce ne sono molte serissime e poche di scarsa qualità. Se molte famiglie cercano facili promozioni, è anche perché ritengono che il contributo della scuola sia irrilevante per il successo lavorativo ed economico dei loro figli. È questa la perdita di senso della scuola che dobbiamo recuperare".

Sulla consistenza numerica dei docenti italiani, il ministro ha ricordato che "abbiamo una media di dieci studenti per docente, contro i 13 della Spagna, i 14 della Francia, i 16 della Germania e i 20 della Gran Bretagna. Nazioni che nella preparazione scolastica ottengono risultati migliori dei nostri. A stipendi europei devono corrispondere parametri europei. E produttività europee. Credo che Tremonti condividerà questa impostazione".

Sull'impegno ad assumere 50 mila docenti precari, "ereditato dal governo precedente con la Finanziaria 2007 secondo un piano triennale", la Gelmini ha da un lato confermato l'intenzione di rispettare gli impegni presi dallo Stato, dall'altro ha posto come condizione la compatibilità con "con le risorse disponibili e le necessità della scuola".

Ma quali sono le necessità della scuola? Sicuramente, premiare gli insegnanti che lavorano di più e meglio. Sul "meglio", la Gelmini incassa la disponibilità dei sindacati. Sul "di più", il ministro immagina "un orario differenziato che premi i docenti che assicurino un impegno lavorativo prolungato e abbiano maturato un'esperienza professionale più qualificata".