Class action contro il caro libri.

Raphael Zanotti, La Stampa del 3.6.2008

TORINO
Agognata, strombazzata, denigrata e poi rivalorizzata, la class action entrerà ufficialmente in vigore il 1° luglio. Ma a Torino c’è già chi lavora per presentare la prima causa di risarcimento collettivo in Italia.

Il presidente nazionale dell’Adoc, Carlo Pileri, ha dato incarico allo studio legale Bin & Associati di Torino di seguire per conto dell’associazione consumatori la prima di tre class action già pronte da tempo nel cassetto. Nel mirino dell’Adoc sono finite le case editrici che pubblicano libri di testo scolastici. Secondo l’associazione sarebbero colpevoli di essersi messe d’accordo per aumentare ogni anno il prezzo dei libri di scuola di un 10-15%. Aumenti considerati ingiustificati a fronte di modifiche marginali tra un’edizione e l’altra.

«La class action, a cui potranno aderire migliaia di famiglie in Italia, prende il via da un’indagine dell’Antitrust iniziata nel settembre del 2007 proprio sulla scorta di alcune segnalazioni delle associazioni dei consumatori», spiega Silvia Cugini, responsabile piemontese dell’Adoc.

Nel corso dell’indagine, l’Antitrust aveva infatti verificato alcune anomalie. Per esempio la forte concentrazione del mercato: quattro case editrici (nella fattispecie Rcs, Zanichelli, Le Monnier e Paravia Bruno Mondadori) fanno il bello e il cattivo tempo coprendo da anni il 60% del settore. Una bella fetta considerato che nel 2005 il giro d’affari era calcolato in 669 milioni di euro. Ma il Garante aveva riscontrato anche difficoltà per i docenti (sono loro alla fine che decidono sull’adozione di un libro di testo o meno) di conoscere tutte le novità editoriali sulla piazza e confrontarle. O ancora scarsissimi investimenti nelle nuove tecnologie e nelle innovazioni che potrebbero portare una scossa. In soldoni: un mercato asfittico. Successive verifiche, espletate anche grazie all’intervento della guardia di finanza in otto città campione, hanno portato l’Antitrust a ipotizzare «attività di coordinamento» tra le case editrici. I contatti, sempre secondo l’indagine, avvenivano all’interno dell’Aie, l’Associazione italiana editori. Le case editrici, in pratica, si sarebbero messe d’accordo per non scannarsi sul libero mercato e aumentare così indisturbate il prezzo dei libri scolastici. Nell’inchiesta sono così finiti coinvolti nove grandi editori italiani: Casa Editrice Giuseppe Principato, De Agostini Edizioni Scolastiche, Edizioni Il Capitello, Edumond Le Monnier, Giunti Scuola, Pearson Paravia Bruno Mondadori, Rcs Libri, Sei e Zanichelli Editore.

«A chiusura indagine, all’inizio del maggio scorso, non ci fu alcuna sanzione solo grazie agli impegni presi dalle case editrici per il futuro», spiega Fabrizio De Francesco, uno dei legali dello studio Bin che si sta occupando della causa. Sfruttando una possibilità concessa dalla normativa, tutte le case editrici coinvolte hanno presentato per iscritto degli impegni per gli anni a venire come la pubblicazione di libri di testo a prezzo «light», l’accesso gratuito per i docenti all’elenco dei libri di testo, materiali didattici innovativi e nuove tecnologie. Correttivi che all’Antitrust sono bastati per migliorare la competitività del mercato dei libri di testo scolastico, che ha così chiuso l’inchiesta senza multe. «Ma questo - spiega l’avvocato De Francesco - non vieta ai cittadini di far accertare da un giudice civile il danno patito negli anni passati e ottenere un risarcimento». Di qui l’idea della class action.

Uno strumento giuridico mutuato dal modello americano, dove da anni gruppi di cittadini riescono a mettere in ginocchio anche importanti multinazionali aggregando i loro sforzi e facendo valere i loro interessi, magari piccoli ma molto diffusi. «Il modello italiano però presenta alcune differenze - dichiara sempre l’avvocato De Francesco -. In America l’iniziativa è lasciata a un gruppo di cittadini, è un giudice che valuta successivamente se sono una “classe” e dunque se il loro interesse va tutelato in una causa. In Italia, invece, la class action può essere intentata solo da un’associazione consumatori dopo aver raccolto le adesioni di singoli cittadini».

Per questo l’Adoc ha lanciato da qualche giorno la sua campagna di sottoscrizioni, che continuerà anche a causa in corso. A Torino, in una sola settimana, sono state raccolte circa 200 adesioni.

Risarcimenti anche molto piccoli in termini economici (ogni famiglia potrebbe ottenere il rimborso dell’aumento considerato ingiustificato) rischiano di mettere in seria difficoltà le case editrici italiane. Nonostante la crescita zero, sono molti i genitori che in questi anni hanno dovuto sborsare denaro per acquistare libri scolastici ai figli.

LA RIFORMA
In tribunale dal 1° luglio

Entrata in vigore
E’ stata introdotta con la Finanziaria 2008. Si tratta dell’art. 140 bis del Codice del Consumo. Entrerà in vigore il 1° luglio.

Chi la promuove
Le associazioni dei consumatori iscritte al Cncu (Consiglio nazionale consumatori e utenti).

Chi può aderire
Tutte le famiglie che hanno acquistato negli ultimi cinque anni un libro di testo delle 9 case editrici coinvolte nell’indagine dell’Antitrust. Devono mostrare scontrini relativi ai libri acquistati.

Cosa si può ottenere
Il rimborso degli aumenti dei libri di testo considerati ingiustificati.